La protesta ha sempre un legame con l’alimentazione. Non lo dice nessuna ricerca scientifica, ma se si fa un rapido esame di coscienza si è costretti a constatare l’attendibilità dell’affermazione di apertura.
Ogni volta che si manifestano iniquità o ingiustizie clamorose, nessuno fa mistero del proprio disappunto dicendo “io certe cose proprio non le digerisco”. E tra le espressioni alternative c’è il farsi venire il voltastomaco, il più diretto far vomitare e così a seguire in un bizzarro susseguirsi di rappresentazioni del personale disgusto.
La “liason” con il mangiare ha portato a gesti riprovevoli con cui – simbolicamente e non – molti vandali hanno pensato di imbrattare opere d’arte lanciandovi contro brodaglie, minestre, succhi di frutta e orribili sughi preconfezionati.
I sistemi di protezione – in realtà banali teche trasparenti di garantita impermeabilità – hanno evitato il disastro entusiasmando la collettività e, tocca ammetterlo, impoverendo la categoria dei restauratori.
L’efficacia di determinate cautele, però, non viene riconosciuta ovunque e uno sbalorditivo episodio avvenuto recentemente in Russia dimostra che le protezioni fisiche sono più affidabili anche del più agguerrito servizio di vigilanza.
Anzi. Il caso in questione spiega l’importanza di avvalersi di personale di “guardiania” che abbia specifici requisiti assolutamente ineludibili. Se non siete esperti di “risorse umane” e di relativo “recruiting” o semplicemente non conoscete la storia che mi attardo deliberatamente a narrare, è bene che sappiate che la selezione degli addetti alla sorveglianza deve privilegiare gli inappetenti…
La vicenda in questione si impernia su un’opera esposta in una mostra d’arte contemporanea presso il centro espositivo permanente VDNKh di Mosca. Il “quadro tridimensionale” si intitola “Fuga del pesce rosso” e l’opera d’arte raffigura una boccia per pesci da cui spunta un pesce rosso proprio accanto a un dipinto del mare aperto, con un altro pesce rosso attaccato all’altro quadro come se fosse saltato dalla boccia alle onde.
Una mattina di una quindicina di giorni fa gli organizzatori dell’esposizione si sono accorti che quella “installazione” mancava del suo protagonista… Il controllo delle telecamere di sicurezza ha lasciato tutti sconvolti dinanzi ad una scena incredibile in cui si vede la guardia di sicurezza tradire la sua missione professionale.
Le immagini sono inequivocabili. Si vede il sorvegliante avvicinarsi incuriosito a “Escape of the Goldfish” e tirare con nonchalance i due pesci. Ad un certo punto si nota che il custode tiene con una mano il dipinto del mare aperto e con l’altra tira il pesce rosso finché non si stacca. Poi annusa il pesce, che è ovvio sia finto, e cerca di dargli un morso…
A fronte delle contestazioni, l’addetto alla sicurezza ha semplicemente alzato le spalle, dicendo di aver passato una notte insonne e di non aver capito cosa stava effettivamente facendo…
Se in precedenza non c’erano stati altri vigilantes così famelici, scene di analogo vandalismo hanno visto come bersaglio la “banana” di Cattelan. Nel 2019 era stata mangiata dall’artista David Datuna alla Galleria Perrotin in quel di Miami e nel maggio 2023 è stata divorata al Leum Museum of Art di Seul.
In quest’ultimo caso lo studente Noh Huyn-Soo ha tolto la banana matura dal muro, l’ha mangiata e poi ha riposizionato la buccia rimanente con il nastro adesivo. Quando gli è stato il perché di quella azione sconsiderata si è limitato a dire “Avevo fame”.