Dopo cinquantadue anni dall’ultimo allunaggio, la NASA ritorna sulla Luna. Lo fa posando sulla superficie lunare un lander costruito dalla società statunitense Intuitive Machines e denominato IM-1.
Si tratta di un risultato di tutto rilievo nell’ambito della rinnovata corsa allo spazio, che ha l’obiettivo di riportare l’umanità sul nostro satellite, costruirvi una base permanente e gettare le fondamenta per le future missioni su Marte.
Il lander IM-1 è allunato nella notte del 23 febbraio intorno alle 00.40 ora italiana. La zona di allunaggio è localizzata a circa 300 chilometri dal Polo Sud lunare, una regione che presenta numerosi aspetti di interesse scientifico e pratico. Si tratta infatti di un’area poco perturbata da impatti meteorici, che consentirà lo studio della geologia lunare così come si è formata prima della comparsa della vita sulla Terra. Inoltre, essa presenta il vantaggio di essere in costante visibilità rispetto al nostro pianeta, fattore fondamentale per il mantenimento delle comunicazioni.
Ma l’aspetto più interessante del Polo Sud lunare è quello legato alla presenza di acqua sotto forma di ghiaccio, individuata da studi recenti. Tale aspetto è fondamentale perché da esso dipende sia la possibilità di fabbricare carburante per razzi in loco; che soprattutto quella di poterla utilizzare per sostenere la vita umana.
IL lander IM-1 ha il compito di fungere da apripista per le future missioni con equipaggio, programmate entro la fine del decennio, le quali a loro volta consentiranno di aprire una nuova era dell’esplorazione spaziale. Oltre agli strumenti scientifici, infatti, esso porta a bordo dispositivi che serviranno a supportare l’allunaggio in sicurezza dei prossimi voli lunari del programma Artemis.
Il successo di Intuitive Machines, avvenuto sotto l’ombrello della NASA, va condiviso con SpaceX, il cui affidabile vettore Falcon 9 è stato fondamentale per la messa in orbita della missione. Come dichiarato dall’Amministratore Bill Nelson, ciò dimostra la forza e la prospettiva della partnership commerciali della NASA, aprendo la via ad un presente e ad un futuro di lungo termine in cui gli attori privati giocheranno un ruolo sempre più forte nell’esplorazione spaziale.
Seppur di successo, l’allunaggio di IM-1 non è comunque stato scevro da difficoltà. Il lander è dotato di un sistema di inseguimento inerziale del terreno, che consente all’astronave di scegliere in autonomia il punto migliore dove allunare, sulla base di dati in tempo reale. Questo strumento permette al lander di essere diretto su una zona predefinita di allunaggio, e di evitare in maniera indipendente eventuali rocce o ostacoli sul terreno che possano compromettere la missione.
Durante le orbite circumlunari precedenti alla procedura finale, l’apparato ha avuto un malfunzionamento. Dal controllo a terra è stata quindi presa la decisione di compiere più orbite del previsto, per avere il tempo di caricare sul computer di bordo delle patch che mettessero a disposizione due laser suppletivi, e che consentissero di compiere comunque la manovra.
Dopo alcuni minuti di tensione da quando il cronometro ha segnato il momento presunto dell’allunaggio, il centro di controllo è riuscito a captare il primo debole segnale dall’antenna ad alto guadagno, e quindi flussi successivi di dati che hanno confermato che IM-1 è intatto sulla superficie lunare.
Nei prossimi giorni, le telecamere ad alta risoluzione del lander cominceranno a trasmettere a terra le immagini del sito di allunaggio, riportando agli occhi del mondo momenti che sembravano ormai lontani nel tempo. E mentre l’umanità comincerà a scoprire un nuovo pezzo di Luna, gli strumenti di bordo inizieranno il proprio lavoro, per tracciare la via ad un nuovo capitolo dell’esplorazione spaziale.