Le proposte di investimenti piovono da ogni parte e le iniziative criminali trovano nella situazione economica non rosea il miglior fertilizzante. Le soluzioni di intelligenza artificiale fanno il resto, consentendo di creare comunicati pubblicitari che si rivelano tristemente di grande efficacia.
Se qualche giorno fa abbiamo visto come i malfattori hanno tramutato Fabio Fazio in un vero e proprio testimonial, ci si accorge che su Facebook abbondano video che apparentemente sono porzioni di programmi televisivi della RAI Radio Televisione Italiana.
VIDEO TRAPPOLA
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Determinati messaggi apparentemente riconducibili a chi svolge servizio pubblico di informazione sono ben più pericolosi dei filmati che vedono un notissimo conduttore televisivo alle prese con il proprio smartphone.
Chi vede il logo di “mamma RAI” in sovrimpressione su un determinato video è senza dubbio portato ad attribuire la giusta credibilità alle immagini cui sta per assistere.
I “prodigi” dell’intelligenza artificiale generativa purtroppo vengono sfruttati da gente senza scrupoli per i più diversi scopi e quindi è necessario tenere gli occhi ben aperti per evitare di cadere nelle immancabili trappole.
Quanti sanno che Monica Maggioni non ha mai condotto lo show pomeridiano “La vita in diretta” su Rai Uno e che Francesco Totti non sviluppa “app” per far diventare ricchi i suoi utilizzatori?
VIDEO TRAPPOLA
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Purtroppo non tutti – telespettatori o cybernauti, poco importa – pongono la dovuta attenzione quando assistono a spettacoli, talk show o interviste. I social network sono diventati il principale veicolo di materiale audiovisivo “fake” che si propaga a forza di condivisioni e assume credibilità con le immancabili raffiche di “like”.
La caccia a contenuti fuorvianti e la loro rimozione dalle diverse piattaforme comporta uno sforzo titanico e spesso evoca il duello con l’Idra di Lerna. Ogni testa mozzata lascia il posto a tre nuove e quindi – senza interrompere l’opera di bonifica – occorre dar corso ad una serrata sensibilizzazione della platea di potenziali vittime dell’inganno di turno.
La RAI in epoca non sospetta aveva già preventivato il rischio del pullulare di “false notizie”. Nel 2015 su Rai Due – purtroppo in orario poco propizio – “Il Verificatore” (qui la storica clip promozionale) aveva intrapreso un primo percorso per “vaccinare” il pubblico, prima ancora che la pandemia di fake news ci portasse sull’orlo del baratro dell’inattendibilità di quel che vediamo.
Forse è venuto il momento della “seconda dose”, senza il pericolo che si affacci qualcuno a parlare di controindicazioni…