Le Nazioni Europee sono state per secoli al centro dello sviluppo del mondo, pur se non è negabile che ci siano stati attori rilevanti, sia ad est che ad ovest, dagli egiziani ai cinesi, dai persiani ai maya, che hanno dato alla luce potenze in prevalenza regionali.
Le Nazioni Europee nel tempo hanno invece dato alla luce veri e propri imperi, da Alessandro Magno ai romani ai prussiani, per non parlare degli inglesi e francesi, che hanno dominato un impero coloniale vastissimo ed hanno espanso la propria sfera di influenza dall’Asia, all’Africa, all’America sin dalla sua scoperta.
Tale scoperta ha portato nel tempo alla nascita degli Stati Uniti d’America, unica superpotenza residua al crollo dell’Unione Sovietica, che ha attuato una politica globale complessa, che spazia dal predominio tecnologico alla diffusione nel mondo dei prodotti delle sue mega company, dall’ammontare annuo degli investimenti all’interventismo nelle zone di influenza nel mondo, al fine di mantenere il dollaro come moneta di riferimento, assicurandosi in tal modo influenza nelle scelte planetarie sia finanziariamente che militarmente.
Negli ultimi anni abbiamo anche assistito alla crescita a due cifre del PIL delle nazioni asiatiche, in prevalenza India e Cina, che stanno uscendo dal ruolo di potenze regionali, specie quest’ultima che ha interessi enormi in Africa, ove sta acquisendo le ricche materie prima, e sta costruendo un colossale apparato produttivo e sta anche costruendo armamenti di significativa dimensione e capacità. Attraverso la leva finanziaria, sta invadendo il mondo di negozi e prodotti cinesi a basso costo, con l’intento strategico di batterci con le nostre stesse armi e regole. Circa l’Africa, considerato che è il confine sud dell’Europa, va evidenziato che sta suscitando da anni l’interesse di altri competitor (si è detto della Cina, ma sappiamo delle mire di Russia e Turchia), a spese degli interessi in precedenza consolidati delle Nazioni Europee.
La Russia per suo conto, cercando di difendersi dal divenire insignificante in questa scacchiera mondiale, ha avviato una campagna di ‘rivitalizzazione’ degli interessi della ex URSS, tra cui la guerra in Ucraina. Probabilmente ha deciso di fare da sola, proprio per l’assenza strategica del vero naturale partner che l’avrebbe resa davvero grande: l’Europa.
La condanna a divenire insignificanti sta invece colpendo il vecchio Continente. Dai fasti dei secoli scorsi, le Nazioni Europee si affacciano al terzo millennio frammentate, divise, in crisi finanziaria, e con visioni diverse, pur se con una moneta unica. Causa l’eccessiva frammentazione in Stati, e la mancanza di coraggio da parte degli stessi a cedere sovranità ed effimero potere nazionale, non sono in grado di affrontare le sfide odierne, dall’immigrazione massiccia (in gran parte clandestina) alle guerre alle sue porte (le più rilevanti in Ucraina ed in Israele). Subiscono la crescita economica Americana e Cinese, le mire russe e turche in Africa, la fuga delle proprie aziende in territori con più basso costo del lavoro, e la conseguenza principale, la disoccupazione. Ma la cosa più grave è che il Parlamento Europeo non ha la forza per affrontare le scelte strategiche su elencate che contraddistinguono gli Stati Uniti d’America e li caratterizzano come superpotenza.
Unica soluzione, al fine di non divenire insignificanti, è la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Ancora siamo in tempo. Ancora un simile aggregato sarebbe il più ricco del mondo. Ancora potrebbe esercitare influenza a livello mondiale. Una sola politica estera e di difesa trasformerebbe l’Europa in un interlocutore importantissimo, bilancerebbe lo strapotere americano in Africa, in Medio Oriente e negli stessi Stati Europei, equilibrerebbe le mire di Russia e Turchia, e potrebbe effettuare importantissime scelte strategiche per assicurare stabilità e pace. Ed attrarrebbe senza via di scampo la Russia (al di là del singolo al Governo) nella giusta compagine geo-politica, ove essa storicamente e geograficamente appartiene.