Gustavo Zagrebelsky, professore emerito all’Università di Torino, è stato Giudice della Corte Costituzionale dal 1995 al 2004 e Presidente della stessa nel 2004. Si potrebbe pensare ad un testo molto tecnico, riservato ad un ristretto ambito di esperti e giuristi. Non lo è affatto. Il libro è “divulgativo” e fa comprendere come gli studiosi ed i Giudici si approccino alle problematiche costituzionali.
Non è un metodo univoco. Anche in merito alla Carta Costituzionale i criteri sono diversi. Lo Zagrebelsky fa una sostanziale differenziazione tra “costituzionalisti” e “costituzionisti”. I primi “pensano alla Costituzione come regola e limite, diffidano del potere, non sono compiacenti”. I secondi “pensano alla Costituzione come strumento, confidando nel potere e sono accondiscendenti”.
Appare evidente che ogni Costituzione risponde a principi democratici che sono alla base della struttura sociale e delle prospettive politiche ed economiche che si propone la classe politica. Nel momento in cui i popoli si dotano di una Costituzione emerge il “momento politico per eccellenza”. Le Costituzioni trascendono dagli egoismi personali per dare luogo all’architettura politica della società (della pòlis) nel suo insieme dall’atto della promulgazione e per il futuro.
La Costituzione non è un diritto naturale ma è immersa nella “storia” che la precede sempre temporalmente. È un obbligo per tutti, anche per coloro che l’hanno redatta. Difatti ogni Costituzione viene influenzata dalla storia e dalle tradizioni di ogni singolo Paese. Va inserita nel contesto sociale, altrimenti vi sarebbero Costituzioni universali uguali in tutti gli Stati democratici.
Le Costituzioni non hanno, ovviamente, priorità individualistiche, cioè dei singoli individui. Hanno una funzione organicistica, la priorità del tutto sulle parti che la compongono, in sostanza primeggia l’esigenza del popolo sulla persona singola. La morale delle Costituzioni persegue il bene comune, non quelli infiniti dei singoli individui, prevale la “ragion di Stato”. La Costituzione tutela i diritti a tutto tondo bilanciando le istanze sociali ma ha anche la capacità di regolare i momenti di turbolenza sociale.
Vi è sempre una tensione tra moralità e legalità perché la “tecnica giuridica” non ha una morale propria. Nascondersi dietro la “scienza neutrale” non giustifica la mancanza di moralità.
Nel saggio non mancano riferimenti storici che corroborano il pensiero dell’autore; in essi sono presenti casi di coscienza che toccano quella dei giuristi e di tutti.
La Corte Costituzionale vigila sulle leggi dello Stato che non rispettano i principi costituzionali. La Costituzione non è come le Sacre Scritture, ovvero immutabile nel tempo, può e deve adeguarsi alle mutate istanze sociali ed alle nuove realtà politiche. Per adeguarla alle esigenze future essa ha previsto le Leggi Costituzionali che, attraverso un particolare doppio iter ed una specifica maggioranza, possono apportare modifiche. A titolo esemplificativo possiamo ricordare la riforma del Titolo V (2001) e del numero dei parlamentari (2020). Le leggi costituzionali non sono state solo queste ma, forse, quelle che più ci tornano alla memoria.