In un mondo afflitto da crisi economiche e inflazione galoppante, l’umanità si trova costantemente alla ricerca di soluzioni innovative per garantire la sicurezza finanziaria e la stabilità. Tuttavia, mentre la tecnologia continua a promettere risposte, emergono sempre più preoccupazioni riguardo alla protezione della privacy e alla sicurezza dei dati personali. Un esempio lampante di questa tendenza preoccupante è rappresentato dall’ultima offerta di criptovaluta biometrica: Worldcoin.
Negli ultimi giorni, migliaia di argentini si sono radunati a Buenos Aires in lunghe code per partecipare a un programma che offre criptovaluta in cambio della scansione dell’iride attraverso un sensore. Questa iniziativa, promossa da Worldcoin, una startup con sede a San Francisco e Berlino, solleva interrogativi fondamentali sulla protezione dei dati biometrici e sulla preservazione della privacy individuale.
Mentre Worldcoin tenta di presentarsi come una soluzione all’avanguardia per la distribuzione equa di criptovaluta, la sua metodologia solleva gravi preoccupazioni in materia di privacy. Il processo di scansione dell’iride è un’operazione estremamente invasiva che raccoglie dati biometrici altamente sensibili degli individui. Questi dati, una volta in mano a terze parti, potrebbero essere soggetti a sfruttamento e abusi, mettendo a rischio la sicurezza e la libertà delle persone coinvolte.
Inoltre, il concetto stesso di una criptovaluta basata sulla biometria solleva domande riguardo alla decentralizzazione e alla sicurezza dei fondi. Mentre le criptovalute tradizionali si basano su algoritmi crittografici per garantire la sicurezza delle transazioni, la biometria introduce un elemento di vulnerabilità aggiuntivo. Se un account viene compromesso o se i dati biometrici vengono rubati, gli utenti potrebbero non solo perdere l’accesso ai propri fondi, ma anche essere soggetti a rischio di furto d’identità o di manipolazione dei dati.
Infine, l’adozione su larga scala di una criptovaluta biometrica potrebbe aprire la porta a un regime di sorveglianza sempre più invasivo. Con i dati biometrici collegati direttamente ai conti finanziari, i governi e le aziende potrebbero tracciare e monitorare le attività finanziarie degli individui in modi senza precedenti, minando ulteriormente la privacy e la libertà personale.
Non è necessario essere versati in letteratura fantascientifica distopica, oppure aver letto il fondamentale volume di Shoshana Zuboff Il capitalismo della sorveglianza per provare un brivido di terrore alle prospettive che si aprono in conseguenza di questo evento.
La povertà individuale viene sfruttata per acquisire il controllo delle sostanze finanziarie, dei corpi – e magari in futuro anche delle menti – di utenti sempre più inconsapevoli. La facilità stessa del processo – poggia un occhio qui, fatto, ecco i tuoi soldi – desensibilizza chi vi sottopone da qualunque riflessione su quanto si sta facendo. Una modalità di Don’t make me think che Steve Krug non aveva sicuramente previsto e che è il frutto malato di qualunque pratica di Customer Experience.
È dunque cruciale che i governi, le istituzioni e le organizzazioni della società civile si uniscano per regolamentare rigorosamente l’uso dei dati biometrici nelle criptovalute e per proteggere la privacy e la sicurezza degli individui. Il progresso tecnologico non dovrebbe mai avvenire a spese della libertà e della dignità umane. Se non trattate con la massima cautela, iniziative come Worldcoin rischiano infatti di gettare le basi per un futuro in cui la nostra privacy è sacrificata sull’altare del profitto e della tecnologia.