Ripugnante
Il giorno 17 maggio, dopo una lunga malattia, è deceduto il giornalista Franco Di Mare. Tutti lo hanno conosciuto sia come conduttore televisivo, sia per i suoi numerosissimi reportage dalle zone di guerra nei Balcani. Il 28 aprile scorso Fabio Fazio, sul canale nove, ha portato a conoscenza di quanti non ne erano al corrente le tragiche vicende di Franco Di Mare. Un’intervista toccante che è stata replicata la passata domenica, il giorno prima dei suoi funerali.
Per anni la RAI, intesa come azienda, non come singoli canali televisivi, ha ignorato le istanze del coraggioso conduttore ed inviato di guerra. Di Mare è morto per una rara forma di tumore: il mesotelioma, contratto in conseguenza di quanto respirato (amianto, uranio impoverito) nei periodi nei quali è stato, per la RAI, inviato di guerra nei Balcani.
Dal 17 maggio i canali RAI hanno, giustamente e ripetutamente, ricordato la figura di Franco Di Mare. Come egli stesso ha ricordato nell’intervista con Fazio, la RAI da anni lo aveva abbandonato, cancellato, ignorava le sue richieste. Tutti si negavano al telefono e non rispondevano alle sue mail. Chiedeva solo uno “stato di servizio” per ricostruire quanto il suo lavoro avesse influito sulla malattia che lo ha condotto alla morte.
L’atteggiamento della RAI è stato definito da lui “ripugnante”.
Si ripete anche qui, ripugnate. L’azienda RAI se ne è ricordata solo dopo la morte. Un tardivo ravvedimento? Un pentimento? Un lavaggio della coscienza? Una doglianza piena di falsa tristezza e rammarico? Ancora una volta un atteggiamento “ripugnante” per ripetere all’infinito le parole di Franco Di Mare. Ogni altra parola sarebbe di troppo. Solo ripetere all’infinito quanto da lui detto ma ora inizierà, all’interno dell’azienda, anche un pilatesco scarico delle colpe. Ripugnate.
Haters
Prendendo dal linguaggio britannico in uso sui social network, o sulla rete se si preferisce, gli haters sono coloro che esprimono odio od incitano all’odio verso qualcuno o qualcosa. Letteralmente sarebbero “odiatori” ma meglio tradurre con coloro che odiano od incitano all’odio.
Recentemente sui social è stata bullizzata una ragazzina di soli 14 anni la cui colpa è quella di essere affetta da una forma di tumore e ricoverata in un reparto oncologico.
Anche qui la parola ripugnate suona alla perfezione. Vanno aggiunti l’odio, uno scandaloso comportamento e quanto di più riprovevole si può aggiungere. L’episodio ha suscitato tanto scalpore che anche il Presidente della Repubblica ha voluto esprimere la sua solidarietà alla ragazzina sui social scrivendo: “Asia ho visto il tuo video e sei bravissima! Complimenti per la tua forza e auguri”.
Il messaggio ha riempito di orgoglio la ragazzina e le ha dato ulteriore forza per affrontare la durissima malattia e l’ha resa ancora più determinata a sconfiggere la malattia. Altre cariche istituzionali non hanno sgomitato per evidenziare la malvagità dei bulli. Gli odiatori seriali hanno dimostrato solo la loro disumanità, la completa incomprensione per l’umana quotidiana sofferenza che, a causa di malattie, persone di tutte le età affrontano quotidianamente.
Forse un lungo periodo di rieducazione in un reparto oncologico li renderebbe più umani, almeno si spera ardentemente.