Una vecchissima barzelletta, non certo per educande, nella sua ultima battura recitava: “Però, ca’ nustalgia”. La nostalgia che qui si richiama non è certo quella della barzelletta ma ogni tanto anche dal sorridere si possono trarre spunti di riflessione seriosi.
La nostalgia è quella delle campagne elettorali serie, quando i temi del dibattere erano quelli del benessere degli italiani. Erano effettuate con scambi, anche duri, di argomentazioni da parte di ogni parte politica. Nell’agone politico vi era rispetto, pur in ideali diametralmente opposti. Rispetto che si vedeva anche in occasione di funerali quando chi si era avversato per una vita si recava mesto ad onorare l’avversario passato a miglior vita. Avversario non nemico. Questa la grande differenza al cui interno risiede il rispetto umano pur nella non condivisione degli ideali politici.
In questi ultimi tempi si stanno registrando fendenti di ogni tipo, un pugilatore direbbe colpi sotto la cintola. Più che le parole e le argomentazioni politiche regnano gli insulti, il turpiloquio, le menzogne, il travisamento della realtà, le fake news. Uno spettacolo non edificante. Turpiloquio che, invece di essere sottaciuto e relegato nella maleducazione, viene osannato, impiegato come arma di offensiva e controffensiva, urlato per rendersi vittima o per contrattaccare.
Utilizzato per rintuzzarsi, per propaganda. Perché impiegare megafoni politici per scopi non cero lodevoli? Non lodevoli in quanto il cittadino si sentirà autorizzato a fare altrettanto. L’improperio, il turpiloquio saranno una bandiera, un modus di interloquire, tanto anche i politici al massimo livello lo fanno nelle loro conversazioni pubbliche. Si è assistito a dibattiti parlamentari coloriti da gesti, volgarità verbali e non, sfiorate risse, interrotte solo dalla prontezza di commessi e saggi parlamentari. Gli amanti del pugilato forse avrebbero voluto vedere la fine dell’incontro.
Parlamento ridotto a ring e non è la prima volta. Chissà se sono gli stessi che pontificano sulla necessità di porre un giusto freno alla violenza giovanile. Potrebbero essere impiegati nel sedare le risse tra bande, o per fomentarle magari sfruttando l’italico detto “armiamoci e partite”? Cioè, dopo il primo pugno fuggire dalla parte opposta.
Parlare dei veri problemi degli italiani, non con vuoti slogan quali “ho fatto” o “non ha fatto” sarebbe meglio, forse il cittadino capirebbe perché deve recarsi alle urne. Una volta si declinavano programmi, non sempre del tutto comprensibili dai più, ma pregni di contenuti, condivisibili o non.
Abbiamo poi chi discetta sul come votare. Si è sempre detto una X, una croce, un segno ed altro. Ora è divenuta una “decima”. Non è chiaro se sia la proposta di ripristino dell’antico tributo dovuto al feudatario od alla Chiesa nel Medio Evo o qualcosa che richiama la “X MAS”. Motivo: la X non c’è nell’alfabeto italiano. Bene allora gli assi cartesiani vanno ridenominati. Non più asse delle X e delle Y, ma assi delle decime e per le Y si attendono lumi. Andrebbero tolte tutte le lettere non appartenenti all’alfabeto italiano dalle targhe automobilistiche italiane?
Insomma, abbiamo un nuovo idealtipo per votare; un chiaro ed esplicito richiamo ad una certa ideologia politica. Se non lo è va proposta una legge per modificare targhe, certezze matematiche ed altro. Chissà come vorrebbe scrivere il segno X (per) nelle quattro operazioni. Stracciamo tutti i testi di matematica e facciamoglieli riscrivere. Anche l’euro (€), ispirato ad una lettera greca, la epsilon, come sostituirlo, considerato che non fa parte dell’alfabeto italiano? Si potrebbe continuare. Come definire certe posizioni? Troppe le possibili parole ma nessuna particolarmente esaltante.
Occorre tornare alla politica, ai contenuti, ai programmi e lasciare da parte slogan, insulti e quanto di peggio si propone al cittadino. Per diseducare basta un attimo, per educare molto tempo. Quanto ci vorrà per riequilibrare e rieducare il cittadino?