Quest’uomo straordinario, persona dabbene, ottenne, verso gli anni Sessanta del Novecento, riconoscimenti in tutto il mondo accademico, lauree honoris causa e una candidatura al Nobel.
Quest’uomo dalla vita laboriosa ed eccezionale, dedicata alla scienza, Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito nel 1991 grazie all’allora Presidente Cossiga, in Italia è pressoché sconosciuto, noto forse ai soli “addetti ai lavori” e, in generale, non debitamente onorato. Eppure, quest’uomo, il cardiochirurgo argentino di origini italiane René Geronimo Favaloro (1923-2000), il cui nome a molti non dice nulla, meriterebbe riconoscimenti ogni giorno di ogni anno, come uomo e come medico.
Ebbene, Renè Favaloro dagli anni sessanta salvò e salva tutt’ora migliaia di vite umane, in quanto ideatore ed attuatore della tecnica del by-pass aorto-coronarico per il trattamento non farmacologico dell’insufficienza coronarica: ad oggi, in tutto il mondo, è l’intervento a cuore aperto più eseguito in cardiochirurgia, da lui effettuato per la prima volta nel 1967 trapiantando nel petto del paziente (una donna) vene safene prelevate dai suoi arti inferiori, per ripristinare la circolazione sanguigna. Laddove l’alternativa era solo il decesso.
È però necessario riconoscere qui l’apporto decisivo che il chirurgo ottenne da parte Dr. Sones Jr, considerato il “padre” della coronarografia moderna (e anche questo nome… sconosciuto, purtroppo, lo è…ammettiamolo), la cui consulenza fu decisiva nell’elaborazione della nuova tecnica di Favaloro.
D’uopo inoltre ricordare che nello stesso anno il Prof. Barnard effettuò il primo trapianto di cuore a Città del Capo e inoltre, per onestà intellettuale, citiamo anche il Prof. Kolesov, che nel medesimo periodo sperimentò il medesimo by-pass in URSS. Furono anni d’oro per le innovazioni chirurgiche in ambito cardiologico, di cui tutt’ora usufruiamo.
Ciò detto, per la futura fortuna di tutti gli ammalati del pianeta, parte della famiglia del Prof. Favaloro salpò, nel 1890, dall’isola siciliana Marina di Salina (tanto amata da Pablo Neruda e dal postino Troisi); emigrò in Argentina, ripartendo da zero e permettendo al giovane Renè di laurearsi in medicina nel 1949. Il neodottore divenne subito tirocinante al Policlinico di Buenos Aires, ma rinunciò al posto di lavoro pur di non firmare la dichiarazione di fedeltà all’allora regime peronista.
Con il fratello, anch’egli medico, si trasferì in uno sperduto paesino della Pampa, dove entrambi si adoprarono per circa 11 anni al servizio della comunità come médico rural. Tra il 1961/1962 il Dr. Favaloro si trasferì in America, alla Cleveland Clinic (Ohio) dove in pochi anni mise a punto la sua innovativa tecnica, pubblicando nel 1970 il volume Surgical Treatment of Coronary Arteriosclerosis, e dirigendo con successo la divisione di Cardiochirurgia fino al 1971.
Questo fu un anno di svolta.
Invece di godersi fama, ricchezza e successo in America, l’illustre Professore decise di tornare in Argentina, che tanto abbisognava di un ammodernamento della sanità, per realizzare una struttura simile alla Cleveland, in modo da fornire alla popolazione assistenza sanitaria, ed ai medici ricerche e studi.
Renè Favaloro materializzò il suo sogno a Buenos Aires nel 1975, anche a proprie spese, creando dal nulla la Fondazione Favaloro, un moderno istituto scientifico per la medicina e la ricerca, da lui diretto fino alla sua morte. In quel triste periodo dell’Argentina, tra dittature militari e migliaia di desaparecidos, la Fondazione riuscì a trasformarsi in Università Favaloro, grazie all’instancabile impegno, all’ostinato lavoro ed alla passione profusi dal fondatore.
Il governo argentino, dopo un appoggio iniziale, non supportò più economicamente l’università, causa la forte recessione e la profonda crisi economica e socio-politica del Paese degli anni 2000, per cui Favaloro si trovò in grosse difficoltà finanziarie. Invano si rivolse protestando al Presidente argentino, sottolineando il tracollo del sistema sanitario e del Paese tutto, complice la politica del governo.
Subissato dai debiti, alienò le sue proprietà personali per sostenere la Fondazione; come purtroppo spesso accade in tali situazioni, venne abbandonato da molti amici e non resse allo strazio della realtà: si suicidò a 77 anni. Un colpo di pistola al petto. Un colpo mirato a quel cuore, alla cui salvezza aveva dedicato tutta la sua esistenza.
Il clamore in USA e in Sudamerica fu enorme, tanto che, vergognosamente, soltanto dopo questa tragedia il governo argentino decise di supportare economicamente la Fondazione, accogliendo le disperate richieste di aiuto rivoltegli Favaloro l’ultimo periodo della sua vita.
Che dire. Anche da morto è riuscito ad aiutare il suo popolo: la sua creatura no-profit effettua annualmente oltre 200mila visite, 2.000 trapianti (di ogni genere), 7000 interventi, e molto altro; 23.000 i laureati.
Ma vediamolo in tutta la sua grandezza, questo suo immenso cuore: grazie a scrittori come Serafini, la memoria di un benefattore dell’umanità, che ad oggi ha salvato col suo by-pass circa 45 milioni di cardiopatici gravi, non può cadere nell’oblio.
Anche in Italia si deve sapere chi era il Prof. René G. Favaloro, sangue siciliano, idolatrato in Argentina, uomo di ferro: filantropo e democratico, contrario alle dittature, incarcerato e malmenato dalla Policía da giovane universitario; attivista contro la piaga dei desaparecidos; altruista al punto da rinunciare, 10 lustri or sono, a 2 milioni di dollari annui per rientrare in Patria ed essere, come si autodefiniva, un medico di campagna; auto-finanziatore della Fondazione Favaloro, da lui voluta per il popolo, oggi importante clinica universitaria del Sudamerica; esperto botanico, installava orti anche in ospedale; cuoco provetto, cucinava pietanze italiane, ascoltava Toscanini, parlava l’italiano; primo cardiochirurgo al mondo ad impiantare il bypass aortocoronarico, che gli apporterà riconoscimenti ed una nomination al premio Nobel; ma … abbandonato dal governo.
Lo stesso governo che ha stabilito che il 12 luglio, data di nascita di René Geronimo Favaloro, è la “Giornata nazionale della medicina e della chirurgia nazionale”, lo stesso governo che nel 2020 ha chiesto agli eredi di Favaloro il permesso per coniare una nuova banconota con la sua effige, negato ovviamente dalla famiglia, che ha esplicitamente bacchettato i richiedenti ribattendo che avrebbero dovuto aiutarlo quando era vivo: sigue vivo, Renè…. continua a vivere in tutti i cuori che continui a salvare e in tutte le coscienze che ti hanno tradito, senza essere mai dimenticato.