Come a suo tempo riferito, domenica 28 maggio si è tenuta, a Pescara, la fase finale della kermesse di Fratelli d’Italia con l’altisonante slogan “L’Italia cambia l’Europa”. Si videro le magliette azzurre con stampate tali parole. A parte la poco edificante esibizione di Ministri e manager di Stato che indossavano la t-shirt, i roboanti toni sembravano rievocare la celebre frase: “Spezzeremo le reni alla Grecia”.
Il famoso slogan è riferito alla campagna militare contro la Grecia nella Seconda Guerra Mondiale. Venne pronunciato da Mussolini il 18 novembre 1940 e poi entrato come modo di dire nella lingua italiana. Si rammenta che la campagna di Grecia, tra l’ottobre 1940 e l’aprile 1941, ebbe un esisto disastroso per le nostre truppe. Il successo della campagna fu conseguente ad un fulmineo intervento delle truppe tedesche che condusse Jugoslavia e Grecia alla resa.
Lo slogan “L’Italia cambia l’Europa”, che voleva dimostrare la forza della destra italiana nel mutare gli indirizzi e le politiche europee, di fatto, si è sciolto in una imbarazzante irritazione della Presidente del Consiglio italiano che ha votato, come riportato da stampa e televisioni, nel seguente modo: astensione nei confronti di Ursula von der Leyen e contro nei confronti di Antonio Costa e di Kaja Kallas. Praticamente un niet sui top jobs quasi completo.
Il Presidente del Consiglio italiano ha voluto stigmatizzare la distanza da accordi presi senza il suo coinvolgimento nonostante i disperati tentativi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha affermato: “Non si può prescindere dall’Italia” e del Premier polacco che ha offerto un aiuto all’Italia per uscire da una situazione difficile con le parole: “Nessuna decisione verrà presa senza l’Italia”.
In ambito Unione Europea la frase del “negoziatore” del PPE, il polacco Tusk, voleva essere un invito a collaborare su quanto già deciso nella “politica del caminetto” come l’ha definita Giorgia Meloni, apparsa non poco irritata. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, forse dimentico del risultato elettorale che ha visto scendere il suo partito dal 34,3% nel 2019 all’8,98%, nel 2024 ha parlato di “Colpo di Stato”.
Sicuramente, e giustamente, la Meloni vuole per l’Italia cariche di rilevo in ambito europeo ma non può dimenticare che il Parlamento europeo non è quello italiano. Qui ha una maggioranza che le permette di governare senza problemi, in Europa l’Italia è uno dei ventisette Stati e ciascuno ha espresso proprie maggioranze che si sono, come sempre, aggregate tra loro in base ad affinità di pensiero. Giorgia Meloni, pur sperando in un miglior successo, ovvero in un crollo della sinistra italiana, non è certo sciocca e sa benissimo che gli equilibri europei obbediscono ad altre logiche e differenti equilibri rispetto a quelli italiani.
Il tentativo di rinviare le nomine a dopo le elezioni francesi è andato in fumo e non è da escludere che la sua rabbia, manifestatasi con il suo voto, non pregiudichi il “peso” dei portafogli che verranno assegnati all’Italia. Sicuramente nessuno tenterà “ritorsioni” ma una simile rigidità potrebbe favorire l’insorgere di altre rigidità. Orbàn, con il “Manifesto dei Patrioti” sta aggregando le destre estreme dell’Europa. Non è da escludere che Salvini aderisca. Il successo della Le Pen in Francia, in attesa dei ballottaggi di domenica 8 luglio, potrebbe influire sulle scelte immediate della Meloni, la quale da sempre è vicina alla leader d’oltralpe. In un modo o nell’altro le esternerà più chiaramente lunedì 9 luglio o poco dopo.
Il distanziarsi dalla centralità europea e l’avvicinarsi alle destre estreme di alcuni Paesi potrebbe essere non pagante in termini strategici. Un isolamento italiano, pur con portafogli di peso, potrebbe avere risvolti negativi sui mercati internazionali con conseguenze imprevedibili e dolorose sul piano economico per il Paese, oltre quelle già programmate per i necessari tagli alla spesa pubblica. Avere tre partiti di Governo, posizionati su tre diversi schieramenti in Europa, pur essendo sintomo di libertà di pensiero, non è certo rassicurante.
Gli equilibri politici specie in ambito europeo ed internazionale, non sono formule matematiche. Sulle scelte politiche ancora non è entrata l’intelligenza artificiale e le soluzioni derivano da logiche complesse dove la linea più vicina tra due punti può non essere il segmento ma l’arabesco.