Più volte in queste pagine è stata rammentata la frase del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che declamava lo slogan: “L’Italia cambia l’Europa”. In Europa gli equilibri non sono propriamente quelli italiani, dipendono dalle volontà di ventisette Paesi. Si potrebbe affermare che Giorgia Meloni, non solo con il citato slogan, ma anche con il suo voto sui top jobs, abbia venduto la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.
Non si può certo essere nei suoi pensieri ma la sconfitta cocente di Marine Le Pen in Francia non l’ha certamente fatta gioire, tantomeno ha esultato per il posizionamento del partito di Macron, giunto secondo alle elezioni francesi contro ogni aspettativa e previsione preelettorale. Al primo turno la Le Pen era prima ed il partito di Macron sembrava azzerato. Il ballottaggio, complici le desistenze, ha dato risultati imprevedibili il lunedì successivo al primo turno. Macron ha azzardato non poco e ha vinto una scommessa nella quale forse neanche lui credeva in pieno.
Orbene, Giorgia Meloni non può che sentirsi più isolata in Europa. Da faro di una destra si trova stretta tra le posizioni dell’ultra destra di Orbàn con il suo “Manifesto dei Patrioti” e quelle più moderate del gruppo facente capo al Partito Popolare Europeo. Agli italiani, accorsi alle urne con uno stentato 50% per le ultime elezioni del Parlamento europeo, pare che dell’Europa importi ben poco. Più importa degli eventi italiani, difatti se non vi fossero state in contemporanea le elezioni amministrative la percentuale di affluenza al voto sarebbe stata ben più scarna.
Giorgia Meloni si trova ora sempre più condizionata dalle posizioni dei suoi due vice Presidenti del Consiglio. Salvini è sempre più filo Orbàn, filo Putin e tenta di superarla a destra con iniziative sia sue, sia di suoi fedelissimi, sempre più improvvide. Dimostrazione ne è la sua adesione al “Manifesto dei Patrioti”. Tajani evidenzia, senza perdere occasione, che le posizioni moderate vengono premiate dall’elettorato in Italia ed in Europa. Forza Italia ha ottenuto buoni risultati in Europa ed alle amministrative.
In ambedue il partito di Tajani è stato premiato. Un partito che troppo prematuramente era stato oggetto di pensieri di cannibalizzazione da molti, subito dopo la morte di Berlusconi. Tajani ha saputo reggere più che bene ad un impatto non di poco conto, rivitalizzando un partito che, per un trentennio, è stato pressoché totalmente incentrato sulla figura del suo leader.
Giorgia Meloni è sempre più sola in Europa ed in Italia è insidiata da destra e dal centro. A giorni dovrà pur scegliere in un qualche modo dove schierarsi con il voto in Europa. In ogni caso non potrà che disallinearsi da uno dei suoi due vice. Per questo ha venduto la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.
Si potrebbe dire che è partita troppo presto, troppo sicura dei risultati delle urne in Europa ed in Francia. I suoi già non idilliaci rapporti con Macron con ogni probabilità diverranno ancor più problematici ora che anche la Germania ha plaudito alla sconfitta della destra francese.
Isolarsi troppo in Europa, al di là di quanto verrà assegnato in termini di portafogli e di eventuali vice presidenze all’Italia, non è mai prudente. Ha tentato di vendere la pelle di un orso che non ha ucciso e che sembra più vivo che mai.