Nel 2003 Rizzoli pubblica “Impero”, saggio che, con “Moltitudine” e “Comune”, forma la trilogia scritta dai filosofi della politica Antonio (detto Toni) Negri (Padova 1933 – Parigi 2023) e Michael Hardt (Stati Uniti 1960).
L’Impero, secondo gli autori, è un nuovo soggetto politico – sorto dopo il crollo del blocco sovietico e come conseguenza della globalizzazione – formato dai vertici degli Stati Uniti e del G8, dalla NATO, dalla Banca mondiale e dalle multinazionali che organizzano la produzione e la distribuzione dei beni. L’Impero (che non ha nulla da spartire con l’imperialismo che vede un Paese leader imporsi su altri) – dopo aver travolto le frontiere dei vecchi Stati-nazione, assorbendone la sovranità – ha inteso dettare un “nuovo ordine mondiale”, regolando gli scambi dei beni e della finanza, secondo i canoni del libero mercato.
I filosofi Toni Negri e Michael Hardt – in una prospettiva multidisciplinare, che indaga la filosofia, la storia, l’economia, l’antropologia, la sociologia e la storia delle idee, nell’era del mercato globale – descrivono l’Impero come un apparato di potere che occupa un “non-luogo”, proprio come internet, e non risponde a nessuna autorità superiore: è, cioè, caratterizzato dalla assoluta mancanza di margini territoriali e giuridici. E non si limita a regolare la totalità della vita sociale ma si erge a difensore della pace e della giustizia.
Nel tentativo di interpretare la nostra epoca, gli autori di Impero, andando al di là del pensiero di Michel Foucault (Poitiers 1926 – Parigi 1984), aggiungono che altro carattere essenziale dell’Impero è il suo assetto produttivo tipicamente postmoderno, orientato a quella che chiamano “produzione biopolitica”: produzione della vita sociale a svantaggio della produzione industriale, mediante meccanismi adottati dai detentori del potere per governare la vita dei cittadini, dando l’illusione di libertà e democrazia.
Così, circa vent’anni prima, Negri e Hardt hanno previsto ciò che sarebbe accaduto in occasione della pandemia da Covid, quando gli Stati, imponendo l’obbligo vaccinale, hanno deciso sulla vita e sulla morte dei cittadini; hanno altresì permesso di comprendere come freddi algoritmi, già da tempo, elaborano le nostre opzioni sui social per, poi, proporci quelle che solo apparentemente sono le nostre scelte; e, ancora, le riflessioni dei due filosofi vanno oltre, lasciandoci immaginare come l’Intelligenza Artificiale finirà col governare la Moltitudine delle genti, a sua insaputa.
Attraverso le parole di Toni Negri e Michael Hardt è possibile interpretare ulteriormente il presente, benché vent’anni fa apparivano improbabili le attuali guerre. I due autori affermano che i conflitti rappresentano unicamente operazioni di polizia interna all’Impero. A questo punto è logico aggiungere che, occupando l’Impero un “non luogo”, le guerre vanno combattute in territori altrui, con vittime e distruzioni altrui, finché quest’ultimi territori non diverranno anch’essi “non luoghi”: vedi Afghanistan, Iraq, Libia, e quello che sarà in Ucraina.
Accanto ai conflitti in corso, i due professori non potevano prevedere il declino dell’ordine liberale internazionale e la fine della globalizzazione. Oggi, da più parti, si invoca il ritorno a una piena sovranità nazionale che protegga dalle corporation multinazionali e dalle élites dell’Impero. E da più parti si minacciano guerre commerciali che annullino gli accordi sottoscritti in tempi migliori e, nel contempo, si alimenta il fuoco del razzismo e della violenza contro i migranti.
A ciò va aggiunto che la governance occidentale, in irrimediabile e caotico declino, vede la propria egemonia connotarsi di instabilità: basti pensare, da un lato, all’avanzare della Cina in ogni campo, dall’altro, alle fondamenta traballanti del potere monetario e finanziario degli Stati Uniti, in tale contesto la soap opera cui si assiste per la candidatura del Presidente è un esempio palese dell’incapacità degli Stati Uniti di confermarsi come modello di solida democrazia; per non parlare del concetto di “guerra permanente” che la governance occidentale cerca di imporre alla Moltitudine, né dell’incertezza politica avvertita in Francia e Inghilterra, né, infine, del balletto delle alleanze per le nomine ai vertici comunitari. Le ragioni del declino della classe politica occidentale si rinvengono negli stessi principi su cui si regge l’Impero: la primazia delle istanze provenienti dalle corporation multinazionali e dalle élites su quelle espresse dalla Moltitudine che, inascoltata da tempo, rinuncia progressivamente ai propri diritti primari, a iniziare dal diritto di voto.
I due autori, nel credere che una forma alternativa di organizzazione sociale sia possibile, guardano utopisticamente a nuovi profili di democrazia che proprio la Moltitudine sarà chiamata a pensare per superare l’Impero. La Moltitudine o, meglio, il Contro-impero, formato da organizzazioni non governative e non profit, è così chiamato ad avviare la ricostruzione del Mondo, per la difesa dei diritti degli individui e del Pianeta dallo sfruttamento delle élites che detengono l’industria, la finanza e i media. Tale processo passerà attraverso la costruzione di una soggettività rivoluzionaria che assumerà il profilo di una mutazione antropologica.
Riscattandosi dall’accusa di “cattivo maestro”, che lo aveva colpito negli anni di piombo, Toni Negri indica il percorso che tale soggettività deve sviluppare facendo, dapprima, un chiaro riferimento a Sant’Agostino: solo una comunità universale e cattolica, che riunisca tutti i popoli e tutte le lingue, può creare un’alternativa all’Impero.
E, poi, cita San Francesco – ambientalista e animalista, di una notevole modernità – che può essere assunto ad esempio di resistenza contro l’Impero in quanto denunciò la povertà della Moltitudine, ne adottò la condizione e scoprì la potenza di una nuova società, fondata sulla contrapposizione della gioia alla miseria del potere. San Francesco, il rivoluzionario consapevole della urgente necessità di un “mondo nuovo”, non più diretto dalle pericolose logiche dei movimenti finanziari. Il Santo in grado di indicare all’uomo del terzo millennio la strada da intraprendere per assicurare la sua sopravvivenza e quella del Pianeta.
Questa è la concezione rivoluzionaria che Toni Negri e Michael Hardt contrappongono all’Impero: il triste governo dei pochi.