Se le comuni “app”, che potremmo classificare “di svago” perché non correlate a specifiche funzioni lavorative, si insinuano nella vita privata e catalogano comportamenti, abitudini, opinioni, gusti e preferenze, quelle “professionali” si rivelano veri strumenti di micidiale controllo del personale dipendente.
Lo studio “Managing and monitoring mobile service workers via smarphone App”, a firma di Wolfie Christl ed edito da Cracked Labs a Luglio 2024 a Vienna, offre un quadro di situazione raggelante.
La pubblicazione spiega come chi lavora in mobilità o semplicemente da remoto viene gestito e monitorato attraverso “app” che indirizzano sulle cose da fare, controllano i tempi di esecuzione, misurano i risultati. Chi ama gli eufemismi parla di “management algoritmico”, ovvero direzione delle risorse affidate ad una formula matematica in costante evoluzione e perfezionamento.
Potenti sistemi software per la “gestione dei servizi sul campo” aiutano i datori di lavoro a organizzare, coordinare e pianificare visite ai clienti, ordini di lavoro e attività. Dietro all’obiettivo di ottimizzare, semplificare e automatizzare l’assegnazione dei compiti, si cela una “supervisione” parecchio invasiva sui prestatori d’opera, che sono spiati “geograficamente” con il riscontro puntuale e costante della loro posizione, con la valutazione ininterrotta delle prestazioni lavorative e con l’individuazione di eventuali comportamenti indesiderati o esorbitanti.
Il prezioso documento riassume i risultati di meticolosi sondaggi su come i datori di lavoro utilizzano effettivamente queste tecnologie e come i lavoratori ne sono influenzati, ma la sua parte di maggiore interesse è l’esame dei software disponibili sul mercato. Il team di CrackedLabs va a guardare da vicino il software Microsoft per la “gestione dei servizi sul campo”, che fa parte del pacchetto completo “Dynamics 365”.
L’attendibilità della ricerca è avvalorata dalla vivisezione della documentazione tecnica e di altre fonti aperte e quindi disponibili al pubblico.
Il modulo di “Dynamics 365” fornisce funzionalità estese per la gestione algoritmica, il controllo delle prestazioni e il monitoraggio comportamentale.
E’ comprensibile la necessità di razionalizzazione e ottimizzazione delle attività, ma i mezzi tecnologici impiegati si tramutano in strumenti di pressione e di tortura psicologica.
“Massimizzare la produttività” porta a pianificare tempi di viaggio e di inattività ridotti al minimo, a calpestare gli orari di lavoro, a mettere in secondo piano attenzione e cautela per evitare incidenti che possano anche coinvolgere soggetti terzi.
Non si tratta solo di incremento dello stress, ma di scarso rispetto per le capacità dei lavoratori e di interferenza senza scrupoli nello stile di vita e nella pratica professionale di chi viene spiato ininterrottamente.
Microsoft ovviamente ha contestato l’esito dello studio del gruppo austriaco senza scopo di lucro CrackedLab, ma non è la sola realtà indicata tra le “minacce per i lavoratori. La ricerca, infatti, indica anche i prodotti di altri fornitori come Oracle, SAP, Salesforce, IFS, Nomadia, Praxedo, ServiceMax, ServiceNow e l’italiana OverIT.
La questione, che non si chiude certo qui, riguarda il diritto del lavoro, la sicurezza, la riservatezza dei dati personali. I titolari delle rispettive competenze quando pensano di prendere in considerazione questa prospettiva destinata a peggiorare con l’impiego dissennato dell’intelligenza artificiale?