In questi ultimi giorni abbiamo ascoltato non poche notizie di veri e propri assalti a reparti ospedalieri, in particolare ai Pronto Soccorso, in varie città italiane. Ricordiamo Foggia e poi Pescara con un’aggressione in un reparto oncologico di una folta schiera di circa quaranta persone. A Napoli ed in Campania, nei mesi e negli anni passati, tali disdicevoli reati si sono registrati con una certa frequenza. Episodi simili, nel tempo, con maggiore o minore virulenza, si sono verificati in molte parti d’Italia.
La stragrande maggioranza dei medici hanno competenze che gli consentono, nella grande parte di casi, di salvare la nostra vita, di prevenire delle malattie o di curarle nei limiti delle conoscenze scientifiche.
Certo nessuno è perfetto, come si dice, e vi sono professionisti più bravi e meno bravi, come in ogni attività umana. Vi sono anche medici poco seri, come l’ultimo caso del chirurgo dell’ospedale Gemelli di Roma che è accusato di falso in quanto risultava essere presente, ma non era in ospedale. Figurava addirittura in sala operatoria malgrado non lo fosse. Sono anomalie da non prendere come generali ma da non sottacere. Un pessimo esempio ma non ha tolto la vita a nessuno. Questi reati hanno bisogno di complicità.
Torniamo ai Pronto Soccorso; i medici ed il personale infermieristico che operano in questo settore sono sottoposti ad uno stress continuo molto spesso dovuto all’urgenza di salvare la vita di una persona. Il tempo non è solo tiranno, è una questione di vita e di danni irreparabili. A ciò si aggiunge che le urgenze si sovrappongono perché mentre si sta facendo il possibile per salvare una persona ne arrivano in contemporanea altre, forse con patologie e danni ancor peggiori. I medici ed il personale infermieristico di Pronto Soccorso se vengono assaliti, picchiati, insultati ed altro non sono in grado di poter salvare od aiutare le persone malate. Fatto parimenti grave è che vengano danneggiati i locali ed i macchinari necessari per lavorare.
Purtroppo non sempre è possibile salvare la vita, altrimenti saremmo tutti immortali. Al netto di errori che pure esistono, inutile negarlo, non è concepibile un metodico assalto a strutture e personale preposto alle urgenze. Per gli errori o negligenze, laddove esistano, vi è la giustizia che accerta responsabilità degli operatori del sistema sanitario nazionale o privato
Sicuramente una campagna pressante al fine di educare e rendere maggiormente civili e rispettosi uomini e donne che accompagnano i congiunti ai Pronto Soccorso è cosa indispensabile ma gli intenti educativi danno frutti a medio o lungo termine. Cosa si può fare nell’immediato? Immediato perché è un dilagare e, frequentemente, certi comportamenti criminali divengono una specie di moda per gli incivili.
Sicuramente una maggiore presenza delle Forze di Polizia è un efficace deterrente all’uso indiscriminato della violenza insensata e gratuita. Purtroppo le Forze dell’Ordine non sono in grado di sopperire a tutto per croniche carenze di organico, né può essere lasciato ad un solo uomo o ad una donna il compito di fronteggiare masse di energumeni inferociti.
Si potrebbe affiancare l’unico rappresentante delle Forze di Polizia con almeno tre militari o elementi di Istituti di Vigilanza e Sicurezza; questi ultimi sono presenti in molte strutture. I militari già operano efficacemente in luoghi sensibili in molte realtà cittadine: dalle stazioni metropolitane ad alcune Ambasciate e Consolati. Sicuramente il fenomeno non cesserebbe all’improvviso ma quasi certamente si attenuerebbe per poi fermarsi. Le armi, specie quelle lunghe, hanno un effetto deterrenza su tutti.
Purtroppo all’inciviltà non vi sarà mai una fine ma è necessario fronteggiarla con vigore anche perché questi assalti, devastazioni, aggressioni fisiche minano la salute e la sicurezza di chi si reca pacificamente in un Pronto Soccorso per avere le necessarie cure ed attenzioni del caso.