E’ stato chiamato “inconveniente tecnico alla linea” ed è costato cancellazione di treni, variazioni di itinerario e ritardi anche di due ore. Non si sa cosa sia effettivamente successo e lo spettacolo dei display in stazione che mostrano scritte incomprensibili fanno pensare che il problema non sia soltanto ferroviario.
Una mattinata infernale per chi confidava di muoversi con la comodità dei convogli ad alta velocità o chi sperava nella consueta giornata di “pendolariato” per raggiungere il posto di lavoro.
Il dramma non è soltanto per i romani – “fortunatamente” in costante allenamento per i continui disservizi che la Capitale, la sua fantasmagorica giunta e le municipalizzate garantiscono con estrema generosità – ma per tutti i disperati che in giro per l’Italia avevano scelto come destinazione Roma o avevano in programma di servirsi di qualcosa che partiva o era in transito da quelle parti.
La natura dell’accaduto è avvolta dalla misteriosa definizione che il dizionario ricorda riferirsi a fatti spiacevoli (lo si dica ai viaggiatori per sapere quanto), imprevisti (in un contesto dove la prevedibilità dovrebbe essere la regola) oppure seccature, impedimenti o intoppi.
Se “inconveniente” lo si vede invece come aggettivo finisce con il significare “disdicevole” e, in effetti, a tutti i danni (all’utenza in primis e alle aziende concessionarie per rimborsi e contenziosi) va quindi aggiunto quello spaventoso di immagine. In un Paese sotto i riflettori per l’imminente Giubileo diciamo che l’episodio non ha fatto guadagnare punti all’Italia.
Ad esaminare quel che si è verificato con gli occhi di chi ha mandato a monte tutti i suoi impegni ed è rimasto incredulo al binario – fermo come Prodi nelle impietose gag di Guzzanti – si rileva anzitutto una difficilmente perdonabile questione di comunicazione e di informazione.
Tralasciando la cronicità dei guasti che giocano a vantaggio delle società di trasporto in considerazione che la clientela è ampiamente “vaccinata” (con ripetuti richiami), i guasti possono ragionevolmente verificarsi ma – se non si è in grado di arginare i disagi conseguenti – forse una buona e trasparente informazione può placare gli animi, ammorbidire l’impatto delle singole disavventure di innocenti viaggiatori, attivare la “modalità rassegnazione” o magari la “modalità pazienza” che difficilmente scatta in automatico in chi è venuto in stazione per muoversi e non per bestemmiare tutti i Santi presenti sul calendario.
I tabelloni riportano scritte che ricordano la Stele di Rosetta e impongono ai presenti impossibili operazioni per decifrare o indovinare il significato di scritte come XY5RZ@T o TTTTS23. C’è chi dice trattarsi degli orari di partenza, chi spiega essere le destinazioni su Marte rese disponibili dalla salvifica visita di Musk alla nostra Premier, chi ritiene siano codici per il sorteggio di premi a chi ha una tessera fedeltà.
Il sito web di Rete Ferroviaria Italiana mette a disposizione gli aggiornamenti di infomobilità con frequenza oraria e rinvia alle pagine Internet di Trenitalia, Italo e così a seguire.
I messaggi sono laconici e ripetitivi e allora si segue il consiglio di consultare quelli che su quei binari fanno correre i loro treni. Alle 11.35 Trenitalia presenta lo stesso contenuto aggiornato alle 8.45, probabilmente perché nessuno sa cosa dire e sembra brutto ripetere la medesima comunicazione cambiando solo l’orario di update… Italotreno è fermo alle 9 e dice altrettanto poco, ma almeno scrive “I Viaggiatori dei treni in ritardo e dei treni cancellati possono contattare Pronto Italo 060708 per informazioni, assistenza, rimborso o per concordare un’alternativa di viaggio entro le ore 23:00 di oggi”.
I ritardi nel frattempo sono di circa 180 minuti, lo stesso tempo necessario per arrivare da Roma a Milano o viceversa.
Poco importa se – come qualcuno pensa – ci sono di mezzo gli hacker o chissà chi altro. Un blocco di questo genere è un problema tecnico, organizzativo, comunicativo e soprattutto di sicurezza. Quelli che amano le espressioni parlano di “crisis management” e – come per i treni in partenza – non ce n’è traccia…