Abbiamo fisiologicamente bisogno di misteri e, forse, ci dispiace che vengano svelati. Si comincia con Babbo Natale e con la Befana, il cui sogno viene infranto dalla pur delicata confessione dei genitori sull’origine dei regali lasciati sotto l’albero o nella calza.
Il “dobbiamo dirti che non esiste” è frase che segna nel profondo e riemerge periodicamente ogni qual volta si profila all’orizzonte qualcosa di complesso ed apparentemente inspiegabile.
Qualche giorno fa nelle profondità del mar Baltico sono stati tranciati due cavi Internet. Tanto importanti da esser stati tenuti a battesimo, si chiamano BCS East-West e C-Lion1. Il primo collega Lituania e Svezia, mentre il secondo garantisce la connessione alla Rete delle Reti di Finlandia e Germania.
Tra domenica e lunedì una bella fetta del Vecchio Continente è sprofondata nel buio telematico. Qualcuno ha parlato di incidente causato da navi in transito, qualcun altro (primo tra tutti il Ministro tedesco della Difesa Boris Pistorius) non ha faticato a dire che l’accaduto è opera di predeterminato sabotaggio.
Chi ha buona memoria non fatica a rammentare l’attacco ai gasdotti “NordStream” 1 e 2, episodio di cui ora si sta constatando la matrice ucraina con l’individuazione puntuale dei dodici “incursori” e dell’organizzatore Roman Tscherwinsky. L’operazione sarebbe andata a segno con una sorta di beneplacito di Zelensky e con una specie di approvazione tecnica del suo Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Valerii Zaluzhnyi.
I due fatti sono la planare dimostrazione che l’universo subacqueo è diventato un contesto ideale per il moderno combattimento “ibrido”. Non parliamo di romantiche avventure militari con sottomarini pronti ad attaccare colossali navi militari arrivando fuori dal normale orizzonte, ma di “commando” che scelgono di colpire i sistemi cardiocircolatorio (l’energia) e nervoso (le comunicazioni) su cui si basa il ciclo biologico dei Paesi avversari.
La colpa del disastro (le cui conseguenze sono facilmente immaginabili) è stata attribuita al trascinamento dell’ancora da parte di una nave di passaggio, circostanza già verificatasi ma non con due incidenti in luoghi diversi a brevissima distanza temporale.
Non si può ritenere casuale che il “black out” si sia verificato solo poche settimane dopo l’allerta statunitense a proposito del pericolo di un assalto russo alle infrastrutture sottomarine critiche.
L’Ufficio nazionale investigativo finlandese ha avviato una indagine penale e ha puntato il dito su una nave battente bandiera cinese, la “Yi Peng 3” che avrebbe attraversato entrambi i punti in cui nello stesso momento i cavi sono stati tagliati. A voler esser precisi, il cablaggio di BCS East-West secondo le forze armate lituane è stato tagliato intorno alle 10 ora locale di domenica, e quello della C-Lion 1 (a voler tener conto del provider di telecomunicazioni scandinavo Cinia) è stato reciso alle 4:00 ora locale di lunedì.
Che direbbe Jules Verne di quel che accade oggi ventimila leghe sotto i mari?
I pirati informatici non vanno in pensione, ma – a quanto pare – fanno di tutto perché anche i normali lavoratori non riescano ad andarci.
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