“Repubblica delle banane” è un modo di dire dispregiativo utilizzato nel linguaggio politico e giornalistico; metaforicamente indica un piccolo Stato, generalmente identificabile in un generico Paese latino-americano o caraibico, instabile politicamente, governato da oligarchie ricche e corrotte il cui controllo è in mano a multinazionali straniere.
Il termine è anche utilizzato nella polemica politica per affermare la sottomissione di uno Stato sovrano alle ingerenze politiche ed economiche di soggetti statali ed economici esterni. Una comica parodia fu fatta, nel 1971, con il film di Woody Allen, da lui diretto ed interpretato, dal titolo “Il dittatore dello stato libero di Bananas”. All’epoca il regista ed attore statunitense interpretava prevalentemente film comici.
Dopo qualche giorno, perché è bene riflettere e sedimentare alcuni fatti, ci si domanda: l’Italia è divenuta una repubblica delle banane? O meglio, qualcuno oltre atlantico vorrebbe ridurre l’Italia ad una repubblica delle banane o pensa sia possibile?
Una manciata di giorni fa, dopo la sentenza sul protocollo Albania, il magnate Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, in grado influenzare masse incalcolabili di persone, ha scritto su X “Questi giudici devono andarsene”.
Come si dice nel linguaggio calcistico, si tratta di un’entrata a gamba tesa su un problema del tutto italiano attinente ai rapporti tra Governo e Magistratura, ovvero tra i poteri esecutivo e giudiziario. Probabilmente in qualità di sponsor del neo Presidente degli USA si sente anche l’uomo più potente del mondo. Ricchezza uguale potenza e capacità di manipolazione totale.
Il giorno successivo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo il dovuto rispetto per l’Italia, ha fermamente e pacatamente invitato Musk a rispettare l’Italia affermando: “L’Italia è in grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, che sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importate ruolo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”.
La Premier Giorgia Meloni ha detto che occorre sempre ascoltare il Capo dello Stato. Il vice Premier Salvini ha dichiarato che il tycoon ha ragione confermando il suo pervicace odio per la Magistratura. Lupi ha definito le parole di Musk inopportune. L’ANM ha apertamente sottolineato che è stata lesa la sovranità dello Stato italiano. L’opposizione ha coralmente e fermamente criticato le stravaganti, devastanti e gravissime affermazioni.
Elon Musk ha replicato con parole solo in parte riparatorie: “Da voi un’autocrazia di giudici non eletti ma rispetto il Quirinale”. Qualcuno dovrebbe spiegargli che in Italia i Magistrati non vengono eletti ma vincono un durissimo concorso pubblico.
Ciò che meraviglia è il fatto che un Governo apertamente sovranista, soprattutto nella figura del vice Premier Salvini, non si indigni con parole ben più dure di quelle del Capo dello Stato per una inaudita interferenza nei rapporti istituzionali nazionali.
Da una parte il sovranismo in Europa, dall’altra porte spalancate alle ingerenze di un magnate statunitense vicino al Neopresidente Trump. Torna il dubbio: siamo la Repubblica delle banane?
Chissà se Musk è a conoscenza che Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, universalmente conosciuto come Montesquieu (1689-1755), filosofo, giurista, storico e politico francese nel suo libro “Lo spirito delle leggi” del 1748 enunciò il principio ispiratore delle moderne democrazie: la separazione dei poteri in Esecutivo, Legislativo e Giudiziario.
O meglio, caro Musk: “Dio esiste ma non sei tu! Rilassati”