Questo libro richiama alla memoria i fatti del 18 maggio 1977 quando, nel volgere di poche ore, tre conflitti a fuoco ebbero luogo nei Comuni di Porto San Giorgio e Civitanova Marche.
La prefazione è scritta dal Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri Rosario Aiosa, all’epoca Capitano comandante la Compagnia di Fermo, che fu personalmente coinvolto, decise e coordinò, anche quando gravemente ferito, gli interventi dei Carabinieri.
La presentazione del libro è avvenuta il 21 novembre 2024 presso la sede del Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia in Roma. La data non è stata casuale poiché in quel giorno ricorre la Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri. Erano presenti gli autori, di cui uno in videoconferenza dal Cile, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, e la MOVM Rosario Aiosa, Presidente del Gruppo dal 2020.
Negli scontri a fuoco nei Comuni marchigiani furono coinvolti dieci Carabinieri e sei criminali, alcuni di loro pluriomicidi, affiliati alla cosca mafiosa catanese dei cursoti. Tra i Carabinieri si contarono due morti e due feriti gravemente, in particolare l’allora Capitano Aiosa.
Quattro criminali perirono nei tre scontri a fioco e due furono tratti in arresto. Uno venne condannato all’ergastolo, il basista, scontata una breve pena, morì annegato in mare qualche anno dopo. Vennero conferite tre MOVM, di cui due alla memoria, e due MAVM. Le medaglie alla memoria furono per l’Appuntato Alfredo Beni e per il Maresciallo Capo Sergio Piermanni. Lasciarono due vedove, cinque orfani e tutti gli altri congiunti in un incommensurabile dolore. Fu la più grave vicenda criminale mai avvenuta nelle Marche dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Nelle prime pagine vengono ricostruite le storie criminali e mafiose di quegli anni dove omicidi, traffici di droghe e di ogni genere erano gestiti dalla criminalità organizzata. Una particolare attenzione è dedicata alle “piazze” di Catania e Torino. Criminali adusi a sparare per primi, disposti a morire pur di non finire in carcere, caratterizzati da estrema ferocia.
Il gruppo criminale torinese si trasferì in Abruzzo per sottrarsi sia alle ricerche delle Forze dell’Ordine, sia al fuoco di clan avversi. Si diressero poi nelle tranquille Marche, probabilmente per portare a termine sequestri di persona e rapine. Nella Volvo usata dai sei vennero rinvenuti fucili, pistole, proiettili, bombe a mano, esplosivo ed altro armamentario utile a delinquere.
Mentre pasteggiavano in un ristorante di Porto San Giorgio loro e l’auto furono notati dal Capitano Aiosa e dal suo autista. Subodorato qualcosa di poco chiaro, forse aiutato dalla precedente esperienza alla Compagnia di Piazza Venezia a Roma e dal fiuto investigativo, dopo il rientro in caserma, il Capitano organizzò un controllo nei confronti dei sospetti con la massima cautela, non ipotizzando un conflitto a fuoco se non come remota possibilità.
Confluirono sette militari e tre auto di cui una con i colori d’istituto. Appena usciti dal locale, due entrarono in auto e quattro malviventi si dettero alla fuga dopo una breve esitazione. Il Capitano Aiosa e due Carabinieri si lanciarono all’inseguimento mentre gli altri quattro stavano per procedere all’identificazione. Il capo della banda uscì dall’auto e dette il via alla tragica sequenza dei sanguinosi fatti.
Si rimanda alla lettura la puntuale descrizione dei tragici eventi.
Il Capitano Aiosa rimase gravemente ferito ma ebbe la forza ed il coraggio di riorganizzare gli uomini ed indirizzarli nelle ricerche, prima di essere portato in ospedale dove rimase ricoverato due mesi e subì quattro interventi molto delicati. Per giorni rimase tra la vita e la morte. Nel corso della stessa notte, ebbe luogo un terzo cruento scontro a fuoco.
Il libro è un intreccio tra i dolorosi accadimenti e le vite private di questi Carabinieri, trovatisi per caso in un imprevisto inferno di fuoco; i superstiti furono colpiti da stress post traumatico che nessuno all’epoca pensava di dover valutare. A tratti sembra un romanzo degno di essere tradotto in un film ma, purtroppo, è la dolorosa cronaca reale di un nefasto giorno di terrore e morte.
Estremamente commoventi sono le pagine dedicate al rito funebre dei caduti, i contributi delle ultime pagine del libro ed i ricordi delle figure umane e familiari dei Carabinieri.
Forse il libro poteva essere scritto prima ma, per chi ha ricordo di quegli anni, nel 1978 fu rapito ed ucciso Aldo Moro; seguirono anni di feroci omicidi di terrorismo e mafia; forse tanti cruenti ed efferati episodi lasciarono in secondo piano quei tristi momenti per le famiglie dei caduti e per l’Arma dei Carabinieri.
Doveroso è ravvivare la memoria affinché nulla di quanto avvenuto cada nell’oblio. Nel 2027 sarà il cinquantennale dei tragici accadimenti; sarebbe opportuno ed auspicabile ricordarli con qualcosa di diverso dalla solita cerimonia commemorativa.