E’ destino che i peggiori inganni vengano partoriti da soggetti che nella loro adolescenza sono stati ferocemente bullizzati.
L’incontentibile voglia di rivalsa accumulata nei difficili anni dello sviluppo porta a coltivare un comprensibile desiderio di vendetta e l’irrefrenabile voglia di fregare il prossimo. Sfuggire alle angherie dei coetanei scatena l’istintiva caccia allo “stratagemma”.
L’esser stato ingiustamente sopraffatto e mortificato induce a restituire le sofferenze, magari tradendo la fiducia delle persone miti proprio per sentirsi come i prepotenti incontrati in più tenera età.
E’ la voglia di esser carnefice dopo esser stato vittima, nell’assoluta consapevolezza che un imbroglio geniale può cambiare il destino, quello proprio e soprattutto quello degli altri.
Epleiòs, figlio di Panopeo, lo ricordano in pochi. La sua storia è quella di un ragazzino bullizzato non solo da piccolo. La sua fantozziana modalità di cimentarsi nel lancio del disco diventa leggendaria e gli Achei lo consideravano una delle migliori fonti di ilarità.
Epleo, nella sua dizione più vicina nella nostra lingua corrente, faceva il portatore d’acqua per Agamennone e Menelao ed è facile immaginare il trattamento che gli veniva riservato. Commossa dalla triste sorte del poveretto, la dea Atena gli offre l’opportunità di rivincita suggerendogli la costruzione del gigantesco cavallo di legno che cambierà le sorti dell’assedio greco a Troia.
Pur determinanti nelle sorti del pianeta, non tutte le vittime di bullismo vengono ricordate dalle generazioni successive ma certo il loro agire è destinato a lasciare il segno.
Dopo millenni Epleo si reincarna e ce lo ritroviamo fuori dalle mura all’interno delle quali vivacchiamo. E’ pronto a salvarci.
Tanti Lacoonte si sgolano urlando di frenare gli entusiasmi, ma non c’è nulla da fare. La casta che per tanti anni ha atteso di governare è invaghita del personaggio spregiudicato e strafottente. Ammira la forza (o la prepotenza) con cui lui – bambino sfigato, maltrattato e picchiato a scuola – ha accumulato ricchezze e si accinge a diventare il padrone del mondo.
Chi per anni è stato emarginato politicamente ed ora, speculando sul malessere della gente, ha lo scettro del potere si identifica in Elon Musk e ne rimane abbagliato.
Il tizio, che con l’infedeltà coniugale e il cambiar bandiera ha scolpito il suo stemma araldico, sta offrendo l’illusione del progresso tecnologico tenendo ben nascoste le vere intenzioni.
Se è vero che Starlink può esser utile per garantire la copertura delle aree rurali e per avere una soluzione di backup per le infrastrutture attualmente in esercizio, è una follia affidare il sistema nervoso del Paese a chi ha smodate ambizioni di controllo e non esiterà a soddisfarle.
Le entusiastiche dichiarazioni dei politici dimostrano la totale incompetenza e il genuflesso asservimento di chi dovrebbe consigliare chi governa. E così decisioni – che chiamar strategiche sarebbe una “deminutio” – verranno assunte da chi ha serie difficoltà anche a metter la sveglia sul telefonino.
Mentre ci allacciamo le catene ai piedi, cerchiamo di riflettere se davvero non si può far nulla per invertire il corso della storia.