Per capire cosa è successo ieri sull’IA è stato proposto un esempio molto semplice. Immaginate che sul mercato venga immesso un ottimo smartphone a poche decine di euro, anziché a oltre 1.000. Che ne sarebbe dell’economia e dei ricavi delle big di settore? Tutta l’attuale politica strategica sull’IA è basata su potenti processori dedicati, costosissimi e rilevanti investimenti per l’addestramento, con gran consumo di energia e con sw blindati. Da qui il primato e dominio di chi ha avuto la possibilità di fare ingenti investimenti.
Ora, sembra che i cinesi abbiano progettato un IA a basso costo, utilizzando processori non straordinari e con un minore consumo energetico. Il software per l’addestramento pare che usi tecniche di apprendimento avanzato e meno complesse. Servirebbero 2.00 GPU invece di 100 mila. Pochi milioni di spesa a fronte di centinaia di milioni. E la soluzione è open source, aperta perciò a nuovi contributi. Nell’insieme, alcuni esperti hanno calcolato una notevole riduzione dei costi, anche dovuto al fatto che non serviranno enormi data center.
Il fenomeno è emerso rapidamente osservando il successo dell’app cinese “DeepSeek-R1″, scaricata in gran numero in mezzo mondo. Ovviamente ci sarà da verificare se le informazioni diffuse sui costi sostenuti sono attendibili e se nella progettazione sono state rispettate tutte le regole. C’è anche da provare l’efficacia nella soluzione di problemi complessi. Nel frattempo, un mio bravissimo ex collaboratore ha provato a generare codice, ottenendo risultati ottimi e ben commentati, anche nella compilazione di librerie, riscontrando, tuttavia, più lentezza rispetto a GPT.
Ma attenzione agli effetti effimeri dei mercati. Gli analisti finanziari sono in fermento e analizzeranno ogni aspetto della novità, vedremo oggi come reagiscono le borse internazionali. Per chi volesse approfondire, buone analisi e commenti sono riportati sui quotidiani “Il Corriere della Sera” e “Il Messaggero” di oggi.