Il 27 gennaio di ogni anno viene ricordato il “Giorno della memoria”; in Italia è stato istituito con la Legge n. 21 del 20 luglio 2000 per non dimenticare e commemorare le vittime dell’Olocausto perpetrato dal nazifascismo. Tale data è stata scelta in quanto il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa, dirette verso la Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz (Polonia). Successivamente, tale data è stata anche designata dalla Risoluzione n. 60/7 dell’1 novembre 2005 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA è l’acronimo inglese).
Si ricorda che il tristemente famigerato campo di concentramento di Auschwitz (all’epoca territorio tedesco della Polonia occupata) fu un enorme complesso di circa quaranta campi di concentramento e sterminio. Nei campi di concentramento trovarono la morte oltre a circa sei milioni di ebrei, oppositori politici e di altre categorie considerate ostili o di razza inferiore alla pura razza ariana (zingari, omosessuali, testimoni di Geova). Il popolo ebraico preferisce impiegare la parola “Shoah” che nella loro lingua significa “tempesta devastante”. Shoah è ripresa dalla Bibbia ed è preferita ad Olocausto poiché non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile.
Fra il 1939 e il 1945 l’impressionante numero di persone venne sistematicamente ucciso dai nazisti del Terzo Reich con l’obiettivo di creare un mondo più puro e pulito. Lo sterminio razzista venne supportato dall’ideologia razzista e, soprattutto, antisemita. Le radici sono datate nel XIX secolo ma il progetto di costruire un mondo purificato da quanto non era ariano venne esplicitato nel libro Mein Kampf (La mia battaglia, 1925) di Adolf Hitler. L’operazione di sterminio, minuziosamente programmata, venne denominata “soluzione finale”. Tutto era iniziato con le leggi Norimberga del 1935 che sancirono il boicottaggio economico e l’esclusione sociale dei cittadini ebrei. Nel 1938, nella cosiddetta “notte dei cristalli” (8-9 novembre), in tutta la Germania le sinagoghe furono date alle fiamme e devastati i negozi ebraici. I vertici nazisti, nella Conferenza di Wannsee (gennaio 1942), decisero di porre fine alla questione ebraica ponendo in essere lo sterminio sistematico. In una prima fase gli ebrei furono “ghettizzati” e poi deportati nei campi di concentramento. Il “ghetto” più vasto fu a Varsavia. Dopo una prima selezione, che risparmiava temporaneamente coloro che erano in grado di lavorare, una parte veniva inviata direttamente verso la meta alla quale tutti i deportati erano destinati: la camera a gas. I campi di sterminio furono anche luoghi di torture, di esperimenti pseudoscientifici su cavie umane (rammentiamo quelli di Mengele). Le atrocità sono testimoniate ancora oggi dai pochissimi rimasti in vita. La sola “Giornata della memoria” non può essere sufficiente. Un simile sterminio, la Shoah e tutto ciò che è stato in quei terribili anni, ogni giorno dell’anno dovrebbe essere presente in tutti noi. I negazionisti, come nel film Arancia Meccanica, dovrebbero vedere continuamente le tremende immagini per poter capire quanto è accaduto. Rammentiamo quotidianamente quanto male e dolore l’uomo può infliggere al suo simile. Ripetiamo le parole pronunciate dal nostro Presidente della Repubblica: “Auschwitz è fuori di noi ma è intorno a noi. La peste si è spenta ma l’infezione serpeggia”.