La vita corre frenetica e veloce ed ormai dobbiamo rassegnarci ed ingegnarci a scovare gli eventi che ci trasmettono ancora una forte emozione tra gli incessanti ed innumerevoli e talvolta totalmente inutili messaggi che vanno a riempire ed invadere i nostri telefoni.
Proprio da uno di questi, quasi totalmente ignorato dalla maggioranza dei partecipanti del gruppo, ho appreso un mesto messaggio che segnalava la scomparsa di un anziano collega: Fabrizio Innamorati. Ho chiesto approfondimenti alla fonte, ma gli unici dati disponibili sono stati quelli che i funerali religiosi di Innamorati saranno tenuti a Roma il 18 febbraio alle ore 11.00 presso la Chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio a Villa Fiorelli in Via Terni 92 . Immediatamente il mio pensiero è andato ad un famoso e commuovente canto alpino, Signore delle Cime, a cui sono molto legato e credo sia il Requiem più adatto per un personaggio del calibro di Fabrizio Innamorati, marchigiano, originario di Amandola ( Fermo ).
Non è trascorso molto tempo dalla commemorazione del 50° Anniversario dell’impresa italiana alpinistica a cui resterà legato per sempre il nome dello scomparso. La I.E.E. (acronimo che sta per Italian Everest Expedition ) fu un’ impresa storica per l’ Italia effettuata da un cospicuo gruppo di militari appartenenti all’ Esercito, Marina, Aereonautica, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia, per un totale di 54 (di cui 33 alpinisti ) ai quali si aggiunsero 11 civili sotto la direzione di Guido Monzino, un’ altra figura mitica. Fu la settima spedizione che raggiunse la cima più alta del mondo e la prima completamente organizzata dall’Italia. Il 5 e il 7 maggio 1973, 5 italiani arrivarono in cima alla montagna più elevata della Terra, e l’alpinismo italiano raggiunse i fatidici 8848 metri dell’Everest. La spedizione era stata ideata, promossa e finanziata da Guido Monzino, ultimo signore di Balbianello, imprenditore amante della montagna e dell’esplorazione dei grandi spazi e dei luoghi inaccessibili del pianeta. Monzino aveva come modello ideale Luigi Amedeo di Savoia-Aosta Duca degli Abruzzi e come lui era spinto dal desiderio di riportare l’Italia ai vertici delle grandi scoperte ed esplorazioni in terre lontane; 21 furono le imprese da lui preparate, organizzate e portate a termine, l’ Everest fu anche l’ultima. Fu Monzino che designò l’allora Capitano dei Carabinieri Paracadutisti Fabrizio Innamorati responsabile della Sezione “Documentazione e Stampa” della Spedizione. Da Tenente Innamorati aveva prestato servizio nella Compagnia speciale antiterrorismo per contrastare le azioni dinamitarde degli indipendentisti altoatesini alle dipendenze del Capitano Francesco Gentile, ex allievo della Scuola Militare Nunziatella, Medaglia d’Oro al Valor Militare vittima di un attentato a Cima Vallona insieme a due altri carabinieri. Con un certa sicurezza si può dire che Innamorati originario delle Marche fu in questo periodo che sviluppò la conoscenza alpina che gli permise in seguito di essere fra i primi cinque alpinisti italiani a giungere sulla cima dell’Everest. La spedizione italiana del 1973 affrontò la scalata al monte Everest in ripetizione via normale per il Colle Sud e la prima ascensione avvenne il 5 maggio 1973, la cordata formata da Mirko Minuzzo Sergente degli Alpini e da Rinaldo Carrel Alpino insieme agli sherpa Lhakpa Tenzing e Shambu Tamang raggiunse la cima. Due giorni dopo il 7 maggio del 1973 nuovamente la vetta fu conquistata da una seconda cordata capeggiata dal Capitano Innamorati e dagli Alpini Virginio Epis e Claudio Benedetti accompagnati dallo sherpa Sonam Gyaljien.
Chomo Lungma, “ dea madre della terra “, così i tibetani chiamano l’ Everest: mentre in Nepal il suo nome è Sagarmatha, “ dio del cielo “. La denominazione Everest è dovuta al cognome di George Everest, British Surveyor General del GTS (Great Trigonometrical Survey) che ne ha effettuato la prima misurazione. I primi tentativi di conquista risalgono al 1921, ma solo nel 1953 avvenne la prima scalata completa da parte del neozelandese Edmund Hillary e lo sherpaTenzing Norgay. Un intenso afflato mistico avvolge la vetta più elevata del mondo che si erge al confine tra due popoli di antiche tradizioni, sostenuti entrambi da una forte spiritualità. Per la gente autoctona dell’Himalaya, tutti gli alpinisti che vanno alla montagna sono pellegrini : loro si accingono con reverenziale timore e con umiltà a compiere un viaggio in contemplazione delle cose divine. In quest’ atteggiamento si riscontra uno straordinario parallelismo con tutti i cammini di fede nel mondo che spesso sono cammini di montagna. Nel 1973, a distanza di venti anni dopo la grande conquista inglese, la bandiera italiana venne issata per la prima volta sull’ Everest. Lo sherpa ed il Sirdar, il capo degli sherpa, dopo la discesa donarono in segno di gratitudine a Guido Monzino, capo della spedizione italiana, una pietra raccolta sulla cima della sacra montagna poiché dalla sommità della vetta avevano potuto contemplare la terra dei loro avi. Lo scuro frammento di roccia insieme ad altri cimeli sono ancora visibili nella Villa del Balbianello sul Lago di Como che ho avuto il privilegio di visitare, così ugualmente ho visto le attrezzature utilizzate da Innamorati nella spedizione custodite nel Museo Storico dell’Arma a Roma. Oltre alla Bandiera Italiana piantata sulla vetta dell’Everest fu proprio Innamorati alle ore 13.00 del 7 maggio 1973 a depositare sul “Tetto del mondo” una targa riproducente la “Madonna con Bambino “, consegnata dal Pontefice Paolo VI a Monzino per quello scopo, nell’ auspicata eventualità di successo della Spedizione.
In queste circostanze nel modo alpino si usa dire che Fabrizio Innamorati ha posato lo zaino ed è andato avanti e noi vogliamo oggi rivolgere il nostro accorato pensiero e la nostra gratitudine a lui tra i primi italiani a scalare il Sagarmatha, “ dio nel cielo “ , e vi invito ad unirvi a me nel recitare a Dio, come una preghiera, quei formidabili versi di “ Signore delle Cime “ che aiuteranno Fabrizio ad affrontare questa nuova ascensione per vette trascendentali più alte degli ottomila : “ Dio del Cielo, Signore delle Cime, un nostro Amico hai chiesto alla montagna. Ma ti preghiamo, ma ti preghiamo. Su nel Paradiso, su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne. Santa Maria, Signora della neve copri col bianco soffice mantello il nostro amico, nostro fratello. Su nel Paradiso, su nel Paradiso lascialo andare per le sue montagne.”