Merito della democrazia – che, diceva Churchill, è comunque il peggior sistema di governo, esclusi gli altri – se, al tavolo ovale della Casa Bianca, prima di Trump, è stato seduto anche John Fitzgerald Kennedy, il quale, da lì, ammoniva:” Ogni nazione ha un’ascesa e un declino”.
E’ toccato alla Roma imperiale, lo rischiano oggi Oltreoceano, per i fondamentali in crisi che Kennedy, il 4 luglio 1962, nella ricorrenza della Dichiarazione di Indipendenza, indicò, portandoli ad esempio all’Europa, nell’unione dei “nostri antenati – le tredici colonie che quell’indipendenza dichiararono nel 1776 – per “trovare la libertà nella diversità e nell’unità la forza”. Disse di guardare ad un’Europa forte ed alleata, L’Atlantismo ”nucleo per la futura unione degli uomini liberi”. Valori etici prima che politici in continuità con Roosevelt che definiva la Casa Bianca “luogo di leadership morale”. Rinnegati, ora, da chi addita al mondo “un’Europa formata per fregare gli USA” e assume il mercantilismo a criterio informatore dei rapporti tra popoli e nazioni. Fino all’occupazione del ricco sottosuolo altrui a titolo di risarcimento di una guerra subita ed allungata perché alimentata.
Altro che libertà e solidarietà. Un cambio di prospettiva, quasi di ragione sociale, dello Stato meno comunità e più impresa, con larghi benefit soprattutto per i dirigenti come nei contratti privati. Il colpo di stato adombrato e anche spiegato su Giano da Andrea Aparo Von Flue e dal Direttore Roberto Di Nunzio, che ne ha definito l’artefice “più spettatore plaudente che vero attore o mandante capace di giocare la partita sino in fondo”. Infatti, mandante sì, ma col mandatario pronto.
Gli ultimi imperatori diedero mandato alla Chiesa di fare – ha scritto Giordano Bruno Guerri – da catalizzatore per un nuovo ordine sociale e istituzionale, sostituendo la sostanzialmente liberale tradizione con l’immaginifica fiducia negli algoritmi di simboli e parole che promettevano addirittura la vita eterna.
A questo non arrivano- ma pensano di avvicinarvisi – i Musk, cui Trump ha anche formalmente delegato la riorganizzazione dello stato fino all’ordine mondiale e addirittura con proiezione sul cosmo: i cittadini che fanno gli elettori, l’eletto che si fa l’autogolpe, il terzo che fa il “saluto” e gode.
Roma e Washington in declino, l’ugualitarismo cristiano ieri e l’individualismo edonistico oggi, i rimedi, nella convinzione che a svelare il mistero possano esser stati i cristiani ieri e quelli come Musk oggi. Pur con mezzi diversi, l’inferno e il paradiso i primi, le applicazioni dell’intelligenza artificiale i secondi.
Lo step della morte e il rinvio di millennio in millennio dell’Apocalisse e del Giudizio universale non consentono di verificare l’affidabilità delle promesse religiose. La scienza, invece, soccorre nel dubbio sugli ardimenti dei Musk, trasferte su Marte comprese. Isaac Asimov, conoscitore e divulgatore appunto di scienza, diceva: “Il mistero più grande dell’universo è il cervello umano. Più complicato di una stella e, per questo, sappiamo più delle costellazioni che della scatola cranica”.
Quanto annunciato in questo inizio 2025 direttamente dalla Casa Bianca è, dunque, autogolpe o fuoco artificiale che illumina per un momento il cielo ed i palazzi in terra, ma incapace di portar luce e soprattutto calore all’uomo di sempre? Quello delle immagini poetiche, cioè dello spirito, di Giuseppe Ungaretti, pessimistiche ed ottimistiche insieme. “Ognuno sta solo sulla faccia della terra, trafitto da un raggio di sole”. Il quale dura ben più d’un fuoco artificiale, più dei prodotti dell’intelligenza artificiale che – ha scritto Aparo – non consentono di “conoscere le cose in modo umano, ma di prevedere le risposte in base ai modelli presenti nei dati”. Insomma “uno strumento, non un essere”. Ne più, né meno che come gli automi descritti da Omero nell’Iliade. Quelli costruiti da Efesto nella sua fucina: i tripodi a rotelle e le “ancelle d’oro, giovinette vive con forza e favella” perché “istrutte dagli immortali dei”. Cioè, progettate e programmate.
I romani papalini, rivolti all’imponente statua di Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo, dicevano: “Peppe…e scendi da cavallo!”. Se Trump pensasse ad un suo monumento equestre, potrebbe tenerne conto.