Non poteva andare diversamente. E addolora vedere Zelensky che parte da Kiev per farsi bullizzare da un prepotente in sovrappeso che lo ha convocato solo per umiliarlo dinanzi agli immancabili adulatori che plaudono a certe ignominie senza pensare che il loro turno semplicemente non è ancora arrivato.
Il tycoon che prevede di replicare Santa Margherita Ligure o Cap d’Antibès a Gaza ha dato prova del suo sadismo, quasi avesse preso sul serio il copione di certi sketch in cui Gianni Agus brutalizzava Paolo Villaggio nei panni di Giandomenico Fracchia.
Scene di questo tipo non si vedevano da quando due guappi di cartone del Movimento Cinque Stelle scelsero di violentare pubblicamente Pier Luigi Bersani in diretta streaming. In quel caso un comico era il regista, in questo la vittima sacrificale. Sono intrecci curiosi…
Volodymyr Zelensky non pensava ad una trappola. L’assuefazione a certi contesti di tradimenti e scorrettezze può capitare ai comici cattivi e non ai cattivi comici, che possono non piacere ma che meritano rispetto per la buona volontà che purtroppo non supplisce alla carenza di doti artistiche. Mentre certi comici cattivi si ritrovano a recitare il ruolo di Giulio Cesare alle Idi di Marzo e a lasciarsi scappare il “quoque tu Brute, fili mi” a chi gli scippa il movimento, i cattivi comici si aspettano fischi e non pugnalate…
Il trattamento riservato da mister Donald al poveretto venuto da lontano era ragionevolmente prevedibile e sorprende che Cappuccetto Rosso abbia dato ascolto alle parole di chi sotto le vesti dell’anziana nonnina altro non era che il lupo famelico.
L’atmosfera tutt’altro che fiabesca a Kiev non ha fatto venire in mente a nessuno il fatidico “che bocca grande che hai” e il resto è cronaca e forse già pagina di storia.
L’usuraio inizialmente viene visto come un benefattore e incarna l’unica via di salvezza per chi è disperato.
Lo strozzino non ha tardato a presentarsi per riscuotere secondo le migliori tradizioni di chi specula sulle disgrazie altrui, ben cosciente che il debito dell’Ucraina avrebbe scombinato ogni equilibrio, primo tra tutti quello fondiario che – nel silenzio assoluto – ha da tempo stravolto la geografia agricola del granaio d’Europa.
La finanza si è subito mangiata il territorio, non riuscendo però a saziare gli appetiti di banche e fondi. In un contesto dominato da oligarchi e corruttori, le fasce sotterranee si sono rivelate ben più allettanti di quel che poteva trovarsi, far crescere, allevare o costruire in superficie.
Adesso è venuto il momento di spolpare il sottosuolo. Senza condizioni, a dispetto dei sogni di Zelensky di trovare accordi, stabilire aste elettroniche, assegnare concessioni, immaginare partnership, concretizzare il suo agognato Atlante delle risorse minerarie e delle relative prospettive.
Il gradasso con il ciuffo biondo ricorda il Biff Tannen di “Ritorno al futuro”, sadico e stupido, aggressivo ed intimidatorio che ottiene tutto imbrogliando o costringendo altri a fare il lavoro per lui. Zelensky è, nello stesso film, George McFly, il papà un po’ sfigato del protagonista della trama. Chi non ha visto o non ricorda quella pellicola scopre che, grazie alla mitica DeLorean che viaggia nel tempo, la storia ha un altro corso.
Qualcuno ha già immaginato un epilogo simile a quell’opera cinematografica. Tutti stiamo cercando quella straordinaria DMC12 realizzata dall’indimenticabile scienziato pazzo “Doc”. Se la si trova in fretta, abbiamo risolto…
la scena di “Ritorno al futuro”
il sogno di tanti