Fu Erodoto, il padre greco della Storia, nel suo Libro III delle Storie, a teorizzare per primo che si potevano individuare nella monarchia, nell’ aristocrazia, e nella democrazia, le tre possibili forme del governo di uno Stato e successivamente descrisse anche la loro degenerazione : la tirannide, l’ oligarchia e l’ oclocrazia.
L’ anaciclosi è una teoria che si basa su una constatazione ciclica storiografica, i regimi politici nascono, si sviluppano, raggiungono un apice e infine si deteriorano, e queste differenti fasi si susseguono secondo un andamento circolare nel tempo e, quando raggiungono l’ ultimo stadio, tendenzialmente ritornerebbero alla forma iniziale di partenza riprendendone lo sviluppo e l’ andamento ciclico. Platone successivamente tentò di armonizzare il tutto e , nella Repubblica, descrisse uno Stato ideale governato dai Filosofi, diviso in tre classi : governanti, guerrieri e lavoratori con l’obiettivo di realizzare la Giustizia.
Immaginò che questa nuova forma avrebbe avuto la capacità di interrompere la ciclicità dell’ anaciclosi poiché quest’ aristocrazia di Filosofi avrebbe governato per il bene comune. Purtroppo questa previsione auspicata da Platone è rimasta solo una piccola utopia mai realizzatasi nella storia dell’ umanità. Successivamente fu sempre uno storico di origine greca, Polibio, che si era dedicato all’ analisi della storia della Repubblica romana ampiamente esaminata nei 40 libri delle sue Storie, che arrivò a perfezionare la formulazione della teoria dell’ anaciclosi, basandosi sulle reali vicissitudini di potere accadute della storia romana.
Secondo lo storico le tre forme di governo fondamentali , monarchia, aristocrazia e democrazia finiscono per sdoppiarsi in una forma benigna ed in una forma maligna, per esempio la democrazia in oclocrazia, e che di solito si evolvono dalla forma migliore alla peggiore, in ottemperanza al principio di decadimento, per il quale ogni cosa prodotta dall’uomo è destinata a degenerare. Le teorie di Polibio saranno poi successivamente riprese da Marco Tullio Cicerone nel suo De re publica.
Nicolò Machiavelli , che confermò la visione circolare polibiana dei regimi politici, sostiene che la teoria dell’ anaciclosi «enorme fortuna […] conobbe nel mondo antico e in età umanistico-rinascimentale» ma vi introdusse un nuovo elemento . Le variazioni delle forme di governo secondo la sua opinione avvengono «a caso tra gli uomini». Mentre il ciclo storico polibiano si svolgeva con la stessa necessità naturale di una legge biologica, nella concezione politica di Machiavelli il caso permette di concepire una storia non rigidamente predeterminata, così nonostante la forza e l’astuzia del Principe nel mantenere saldo il suo Stato, per la teoria dell’ anaciclosi, anche questo sarà destinato a corrompersi.
Illustrata la storia e le origini di questa interessante teoria politica voglio adesso passare ad analizzare un’ importante opera artistica che ho avuto varie volte la fortuna di visitare ed apprezzare nei miei periodi di studi a Siena, e mi riferisco al monumentale affresco di Ambrogio Lorenzetti conosciuto come l’ Allegoria del Buon Governo. Questa necessità è del tutto incombente ed assolutamente correlata alla nostra introduzione al tema poiché le teorie che abbiamo elencato prima, qui trovano in parte una loro rappresentazione visiva, dalla parola si passa all’ immagine.
L’opera di Lorenzetti è stata inserita in un più ampio ciclo di affreschi che decora il Palazzo Pubblico e trovo che iconograficamente sia intimamente correlata a queste teorie politiche. Ambrogio Lorenzetti fu uno dei massimi esponenti della scuola pittorica senese del Trecento, egli produsse nella sua carriera dei dipinti di tale qualità da essere ritenuti capaci di rivoluzionare la pittura di fine Medioevo, aprendo le porte a tutte le novità introdotte dal Rinascimento.
Una grande componente allegorica caratterizza le sue raffigurazioni, in cui egli utilizzava una simbologia complessa che, soprattutto nelle opere più mature, è stata abbinata ad un’ analisi psicologica dei personaggi rappresentati. Ne è un esempio davvero emblematico proprio l’ Allegoria del Buon Governo realizzata tra il 1338 e il 1339, l’opera fa parte di un più ampio ciclo di affreschi che ricopre le pareti del Palazzo Pubblico di Siena.
La sua commessa di realizzazione fu un’ iniziativa presa dal Governo dei Nove : una particolare forma amministrativa di potere , secondo la quale nove cittadini della città toscana venivano chiamati a governare per un periodo di tempo limitato, per poi essere sostituiti da altrettanti nuovi individui. Anche questa particolare forma di governo è sparita poiché è stata poi inesorabilmente inghiottita dal ciclo dell ‘ anaciclosi , che più si va avanti più si conferma legge perenne universale. Il compito di decorare le pareti interne dell’edificio fu quindi affidato da questi illuminati governanti ad Ambrogio Lorenzetti.
In quegli anni, infatti, l’ artista aveva già ottenuto la fama di miglior pittore senese per la sua capacità di saper interpretare i costumi e gli usi della borghesia mercantile che deteneva il potere nella città comunale.