“Non abbiate paura, il sepolcro è vuoto e Gesù è risorto, andate e ditelo agli altri”, così disse un Angelo alle pie donne che si recavano al sepolcro per imbalsamare il corpo del Maestro. Tutto è compiuto.
Però i discepoli rimangono, come noi, umani e dall’ora e per i secoli a venire dovranno far risorgere in loro il Cristo per poterlo poi con gioia far risorgere negli altri attraverso la parola e il comportamento.
Come far risorgere Gesù? Semplicemente come per San Francesco affermando e rispettando i comandamenti che lui stesso ci ha dato specificatamente: “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore”; “Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”; “Ama il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante”.
Questo per noi è il significato del Lunedì dell’Angelo e questo giorno è veramente il più simbolico, religioso ed esoterico per la morte di un Papa che tanto si è speso per l’umanità, ricordando a tutti i potenti il dolore degli ultimi; emigranti non certo esclusi. Un messaggio visto con scherno e disprezzo da coloro che pensano che il prossimo loro sia circoscritto al proprio ombelico.
Un Papa che veniva “dalla fine del mondo”, Gesuita e Francescano, qualcosa di assolutamente unico come fusione di vie “spirituali” e/o “iniziatiche”, per giunta figlio di immigrati; salito al soglio pontificio con un fare bonario e impacciato, ma deciso per quanto avrebbe potuto, a cercare di scacciare i “mercanti dal Tempio”, riportando Chiesa e Vaticano a comportamenti meno mondani e più consoni al dettato evangelico.
Scendere nell’agone politico, tra chi lo ha detestato e ora lo piange, tra chi lo ha criticato e ora lo esalta, tra chi lo cita come “suo amico” o tra gli stucchevoli distinguo delle neo Destre e Sinistre sarebbe offenderne la memoria. Sicuramente avrebbe potuto fare di più, ma sicuramente altri Papi hanno fatto di meno.
Le immagini tremende della sua ultima benedizione pasquale di ieri; di lui solo, sotto la pioggia, mentre benediceva una Piazza San Pietro vuota durante il Covid e di lui in poncho sulla sedia degli invalidi nella Basilica si rincorrono potenti nella mia mente. Confesso che ne immagino anche un’altra quella del suo sorriso, forse teso, quando per le leggi della Diplomazia vaticana ha dovuto incontrare, seppur casualmente, il Vice Presidente degli Stati Uniti, neo Cattolico Apostolico Romano in cerca di riconoscimenti terreni. Un incontro tra due uomini figli del popolo che si sono fatti da soli, ma con due diverse visioni del Prossimo e del Mondo.
Ma oggi dove sono i Cristiani? Ossia quelli che hanno come Dio lo stesso Dio di Gesù Cristo, che lo amano con tutto se stessi, amando nel contempo il prossimo loro come se stessi. “Non c’è altro comandamento più importante di questo” chiosò Gesù.
È l’Amore per il prossimo che unisce tutti gli uomini tra loro, Cristiani e non. È la Carità di San Paolo che ci apre all’Amore per il prossimo e ci fa Cristiani al di là del nostro Super io.
“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe”.
“Pregate per me”, diceva Papa Francesco e chi lo rispetta dovrebbe farlo a proprio modo anche se non cristiano o cristiano per modo di dire.